Le origini dell'Hapkido risalgono a tredici secoli fa, quando
in Corea,
durante la dinastia Silla ogni Re unì intorno a sé un gruppo di giovani
nobiluomini coraggiosi duramente addestrati ad uccidere a mani nude. Queste
guardie reali, conosciute come HWARANG, diedero vita allo stile Hwarangdo, che
oggi è ancora praticato.
Successivamente, durante la dinastia YI, vi fu una diminuzione della violenza
popolare e molte di queste guardie reali, costrette all'esilio, si rifugiarono
nei monasteri isolati delle montagne coreane. Per 500
anni numerosi monaci appresero e perfezionarono tale patrimonio tecnico
sviluppando propri stili di combattimento, fra cui l'Hapkido, il
più temuto, che veniva insegnato a pochissimi discepoli che si
sottoponevano a durissimi allenamenti.
Agli inizi del
'900 CHOI YONG SUL, che aveva appreso dal maestro giapponese TAKEDA l'Aikijujitsu
(da cui discendono i moderni Aikido e Ju Jitsu), iniziò
ad insegnare il suo stile di arti marziali, lo Yawara. Un
suo allievo, JIN HAN JAE, arricchì il suo bagaglio tecnico con gli
insegnamenti del monaco taoista LEE, dal quale apprese le tecniche d'armi
e l'utilizzo dei calci di puro stile coreano. Nel 1959
JI HAN JAE chiama la sua arte marziale "HAPKIDO", che
significa "l'unione delle energie fisiche e mentali, dure e
morbide". In seguito JI HAN JAE conobbe BRUCE LEE al quale insegnò
alcune tecniche, e col quale girò alcune scene di combattimento del
film "L'ultimo combattimento di Chen". L'Hapkido
è quindi un'arte marziale caratterizzata da un vasto insieme di
tecniche che vanno dalle leve articolari, in cui è forte l'influenza
dell'Aikijujitsu, alle tecniche di calco, in cui è palese
l'affinità con il Tae Kwon Do, alle percussioni sui punti vitali,
di chiara matrice cinese.
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