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Dal Brasile la Capoeira

 

La Capoeira, che esiste da circa 350 anni e che è oggi in Brasile, dopo il calcio, lo sport più praticato, è arrivata anche in Campania a Napoli.

La Capoeira è una manifestazione popolare praticata in Brasile per strada o nelle piazze nelle occasioni di festa, svago e divertimento. Il tutto si svolge entro un cerchio di persone con la musica dal vivo, dove in un clima di festa tutti partecipano suonando, cantando e giocando alla Capoeira.

Acrobazie, musica, ritmo, magia, lotta e danza fanno parte di questo spettacolo rituale che non ha assolutamente limiti d'età.
Certo così sembra molto difficile immaginare, visualizzare queste parole e soprattutto perché si definisce allo stesso tempo gioco e lotta. Non se si conoscono però le radici di questo sport, di questo gioco, di questa lotta, di questa danza.

Essa è nata per spirito di sopravvivenza dagli schiavi africani che, dopo la scoperta del Brasile, tentavano di fuggire dai portoghesi che li catturavano per portarli a lavorare nelle piantagioni.

I primi documenti che parlano di Capoeira infatti risalgono al 1624 e sono diari dei capi di spedizione incaricati di catturare e riportare indietro i neri che tentavano di scappare.
Questi documenti fanno riferimento ad uno strano modo di combattere, "usando calci e testate come fossero veri animali indomabili". La pratica della Capoeira venne proibita dai portoghesi e fu per questo motivo che gli schiavi cominciarono a dissimulare quest'arte con della musica che dava un'apparenza di gioco divertente. La musica serviva anche come segnale d'allarme, infatti quando qualcuno estraneo al gruppo si avvicinava, chi suonava cambiava ritmo immediatamente e il combattimento cambiava o si tramutava in danza.

La Capoeira è in Brasile, grazie alla sua efficacia e bellezza, considerata la regina del folklore, un'arte bella e varia come il suo paese d'origine.

 

Storia cronologica della Capoeira

Il 22 aprile del 1500 Pedro Alvares Cabral sbarca in Brasile e dietro di lui la "civilizzazione" portoghese. I colonizzatori hanno bisogno di manodopera schiava e provano inizialmente a sottomettere gli Indios, che preferiscono la morte piuttosto che lavorare.

Così i Portoghesi cominciano a catturare negri africani e a portarli a lavorare nelle piantagioni, nelle miniere, ovunque ci sia un lavoro inadatto alle delicate mani bianche.

Avviene così che neri di diversi posti dell'Africa vengono trascinati via dalla loro tradizione, cultura, usi e costumi, sistemi di lotta, etc.
Questi reagiscono in molti modi: qualcuno tentando la fuga qualcun altro suicidandosi, altri ancora uccidendo i loro carcerieri alla prima occasione; ma solo nel 1624 hanno la loro grande opportunità di libertà. In quell'anno, infatti, gli olandesi tentano di invadere il Brasile e di strapparlo ai portoghesi; la guerra dura fino al 1630 e obbliga i portoghesi ad allentare la sorveglianza sugli schiavi.

Approfittando della confusione creatasi, i neri fuggono in massa e si rifugiano nelle foreste del Brasile organizzandosi in comunità sul modello tribale, chiamate Quilombos (quello di Palmares è il più importante).

I primi documenti che parlano di Capoeira risalgono, infatti, a questo periodo e sono i diari dei capi spedizione incaricati di catturare e riportare indietro i neri fuggitivi: i soli consigli che i capi riescono a dare alla loro truppa sono di mantenere la massima prudenza in imboscate e attacchi di sorpresa dai neri, che usano questo strano gioco di corpo creatosi di recente, all'interno della Capoeira (in lingua indigena "vegetazione bassa").
Passati quasi cento anni, i neri tornano, così in condizioni di schiavitù, ma ora con la conoscenza dell'arte del combattimento.

La pratica della Capoeira viene proibita dai portoghesi, così gli schiavi cominciano a dissimulare quest'arte con della musica che dà un'apparenza di gioco divertente. La musica serviva anche come segnale d'allarme, infatti, quando qualcuno estraneo al gruppo si avvicinava, quello che suonava cambiava ritmo e immediatamente il combattimento si tramutava in danza. E' così che la Capoeira si associa per la prima volta al Berimbau (arco musicale di origine africana).

Nel 1890 esce il decreto legge che vieta la pratica della Capoeira in un tentativo di reprimere la cultura nera in Brasile. Nel 1930 a Bahia il maestro Bimba (Manuel dos Reis Machado) fa un'esibizione per il governatore ed ottiene il permesso di aprire una palestra di Capoeira. Dopo ben 300 anni la Capoeira esce dalla marginalità; è nato così un nuovo stile di Capoeira creato dal maestro Bimba e denominato Regional.

Nel frattempo altri capoeiristi sotto la guida del maestro Pastinha (Vincente Ferreira Pastinha) praticano l'Angola, uno stile più tradizionale.
 


 

Benvenuti nell'universo della Capoeira
             salute in forma di arte, cultura ed energia

la Capoeira (circolo della vita) è una disciplina profonda, unica nel suo genere: si tratta infatti di una forma di autodifesa senza contatto espressa in forma di danza.
Si è sviluppata in Brasile grazie agli schiavi di origine africana e agli indios autoctoni, che in questo modo riuscirono a riaffermare la loro condizione di uomini liberi e a mantenere vive le proprie radici culturali.
 

l'evoluzione storica  ha portato la Capoeira ad essere oggi un'attività educativa, culturale e sportiva. 
E' praticata in tutto il mondo da migliaia di uomini, donne e bambini; in Brasile è parte integrante dei programmi scolastici, viene utilizzata nelle attività a carattere sociale, è uno strumento di preparazione per tutti i tipi di sport.

 

 


Capoeira
regional
Maculelê, batuque, Samba de Roda, ginga, movimenti fondamentali, sequenze di Mestre Bimba e Mestre Brasília

Capoeira de Angola o Capoeira primitiva
movimenti fondamentali, sequenze di Mestre Pastinha e Mestre Brasília
 

 

 
Una volta chiesero a Pastinha che cosa è la Capoeira e lui, Maestro vecchio e rispettato rimase un momento in silenzio frugando nella sua anima e poi rispose con calma in forma di ladainha

La Capoeira è un gioco, è un divertimento
È tener conto della paura, è dosare bene il coraggio
È una lotta, è l'astuzia del mandingueiro
È il vento in un veliero, è un lamento nella senzala
È un corpo che freme, è un berimbau ben suonato
La risata di un bambino, la Capoeira è il volo di un uccellino
Il morso di un serpente corallo
Sentire in bocca tutto il sapore del pericolo
È sorridere davanti al nemico, stringere la sua mano
È il grido di Zumbi che echeggia nel quilombo
È rialzarsi da una caduta prima di toccare per terra
È l'odio, è la speranza che nasce
Uno schiaffo è esploso in faccia e brucia nel cuore
E infine è accettare la sfida con volontà di lottare
La Capoeira è una piccola nave libera nelle onde del mare
 


 

 
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