Che cosa è il CAI
Tra le associazioni nazionali, il Club Alpino
Italiano è la più vecchia. "Il vecchio CAI", si dice come per un nonno simpatico
e affettuoso.
E' vero. Siamo vecchi di età, classe, ma giovani di idee,
attività, entusiasmo. Perché "non si invecchia camminando per verdi montagne".
Gli anni non ci pesano: sono serviti a costituire il nostro ricchissimo bagaglio
di esperienza. Un bel patrimonio. Bello e pulito, perché fatto di volontariato.
Non avviamo interessi reconditi e non siamo né politicizzati né confessionali.
Nessuna discriminazione. E anche se oggi il volontariato sembra appannarsi, noi
continuiamo a crederci. Lo pratichiamo quotidianamente tutti, dai massimi
dirigenti all'ultimo socio.
La nostra è davvero una grande famiglia che
ha come denominatrice comune l'amore e l'apprezzamento per la
montagna.
La nostra crescita numerica è costante e ci ha portato a
superare abbondantemente quota 300.000. Un esercito armato di idee innovatrici e
di idealità che si rifanno a quelle dei nostri fondatori. I valori e gli
obiettivi non tramontano. Bisogna soltanto aggiornare le strategie. Come diceva
Carlo Levi, "il futuro ha un cuore antico".
...Sezioni : siamo presenti
in tutte le Regioni, dalla Sardegna alla Sicilia, dal Sud al Nord. Le sezioni
sono la nostra forza operativa sul territorio. Da sempre godono di ampia
autonomia, che consente loro di dare una risposta ottimale alle esigenze locali,
così diversificate nella nostra Italia, lunga e larga.
Poiché è quasi un
secolo e mezzo che portiamo gente in montagna abbiamo tutte le carte in regola
per aiutarti a conoscere e ad apprezzare le Alpi e gli Appennini.
Le
nostre attività sul territorio sono polivalenti. Non solo il "grande alpinismo",
ma anche l'escursionismo più facile,lo sci alpinismo, la speleologia. E tanto
altro ancora. Il tutto corredato da numerose pubblicazioni e da iniziative
culturali.
L'Italia non è solo un Paese di mare. E' soprattutto pieno di
montagne. Purtroppo alcune porzioni sono degradate, cementificate, banalizzate,
carbonizzate. Ma, contrariamente a quello che si pensa, buona parte delle nostre
montagne sono ancora splendide e gratificanti. Un mondo ricco di fascino e di
mistero.
I colori e i sapori della natura chiedono tutela e rispetto: è
questo l'impegno primario che deve accompagnarci in ogni passo, non solo in
montagna.
Il CAI non è quindi - come alcuni pensano - un Club d'èlite,
formato da "quei pazzi di scalatori" che vanno a sfidare le pareti "impossibili"
mettendo allegramente in gioco la loro vita in una battaglia con la montagna che
talvolta diventa "assassina". Siamo degli amici della natura. Crediamo nella
solidarietà, sostanziata dai fatti, non dalle parole. Una solidarietà che ha
come beneficiaria anche la gente di montagna, spesso emarginata ed
economicamente meno fortunata.
Ti piace la montagna? Non la conosci
ancora? Vieni con noi. In sicurezza e simpatia. Possiamo dare realtà al tuo
sogno.
La struttura organizzativa
Come tutte le associazioni, anche la nostra ha una propria struttura organizzativa che ne rispecchia la multiforme attività.
Secondo l'articolo 3 dello Statuto "il Club
alpino Italiano è costituito dai soci riuniti in un numero indeterminato di
Sezioni che si raggruppano nei Convegni regionali e interregionali ".
I soci si dividono in: ordinari (di età maggiore di 18 anni), familiari (maggiorenni conviventi con un socio ordinario), giovani (i minori di 18 anni). Ci sono poi i soci onorari e benemeriti.
Le Sezioni godono di piena autonomia e libertà di iniziativa e di azione. Per costituire una Sezione sono necessari almeno cento promotori maggiorenni. Il C.A.A.I. (Club Alpino Accademico Italiano) e l'A.G.A.I. (Associazione Guide Alpine Italiane) sono due Sezioni nazionali: ad esse sono iscritti gli Accademici e le Guide.
L'Assemblea dei delegati delle Sezioni è l'organo sovrano del sodalizio. Si riunisce di norma una volta all'anno e tratta i problemi e gli indirizzi fondamentali del Club alpino italiano.
Il Consiglio centrale è composto dal Presidente Generale, da tre Vice-presidenti, da diciannove Consiglieri elettivi e da sei membri di diritto in rappresentanza dello Stato, dal Collegio dei revisori dei conti e quello dei Probiviri.
Gli Organi Tecnici Centrali, coadiuvati dagli Organi Tecnici Periferici che operano a livello regionale, si occupano dei vasi settori di attività del Club. I problemi di carattere specificatamente culturale sono di competenza della Commissione delle Pubblicazioni, della Commissione Cinematografica, del Comitato Scientifico, della Biblioteca Nazionale, del CISDAE. Un altro gruppo di Commissioni tecniche si occupa di: Scuole di alpinismo e sci alpinismo, sci di fondo escursionistico, speleologia, materiali e tecniche, escursionismo, medicina di montagna, problemi legali, servizio valanghe. La Commissione Alpinismo Giovanile offre ai ragazzi gioiose esperienze di formazione allo scopo di accompagnarli nella loro crescita umana.
Ma oltre al patrimonio culturale e tecnico, il Club alpino italiano possiede anche più di 700 rifugi e bivacchi sparsi in tuffa l'ltalia: ad essi provvede la Commissione Centrale Rifugi. I complessi e attualissimi problemi della protezione dell'ambiente sono affidati alle cure della Commissione centrale per la tutela dell'ambiente montano (TAM).
Sezione particolare del CAI è il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico che cura la prevenzione e l'organizzazione di pronto intervento.
Le leggi sul C.A.I.
FUNZIONI DI RILEVANZA PUBBLICA ATTRIBUITE AL CLUB
ALPINO ITALIANO DA LEGGI DELLO STATO
(sono indicate fra parentesi le
corrispondenti leggi di conferimento)
Soccorso degli infortunati o dei pericolanti in montagna, recupero dei caduti (Leggi 26/01/1963, n. 91 e 24/12/1985, n. 776; 18/02/1992, n. 162; 24/02/1992, n. 225);
Vigilanza e prevenzione degli infortuni nell'esercizio delle attività alpinistiche e speleologiche (Leggi 26/01/1963, n. 91 e 24/12/1985, n. 776);
Realizzazione, manutenzione e gestione dei rifugi alpini e bivacchi d'alta quota (Leggi 26/01/1963, n. 91 e 24/12/1985, n. 776);
Ricostruzione, manutenzione, gestione e tenuta a disposizione del Ministero della Difesa dei rifugi già appartenenti a quest'ultimo (Convenzioni ventinovennali diverse con il Ministero Difesa Esercito a partire dal 1920, rinnovate per altri ventinove anni e successivamente per sei);
Tracciamento, realizzazione e manutenzione di sentieri, opere alpine e attrezzature alpinistiche (Leggi 26/01/1963, n. 91 e 24/12/1985, n. 776);
Organizzazione e gestione di corsi di addestramento per le attività alpinistiche, sci- alpinistiche, escursionistiche, speleologiche, naturalistiche; formazione dei necessari istruttori (Leggi 26/01/1963, n. 91 e 24/12/1985, n. 776; 02/01/1989, n. 6 e 24/05/1989, n. 194; 08/03/1991, n. 81);
Organizzazione e gestione, in collaborazione con le regioni, di attività in campo didattico e formativo per la preparazione di guide speleologiche e di esperti e rilevatori del Servizio valanghe (Legge 26/01/1963, n. 91 e 24/12/1985, n. 776);
Organizzazione di iniziative alpinistiche, escursionistiche e speleologiche e cura delle attività del tempo libero, diffusione della frequentazione della montagna, anche in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione (Leggi 26/01/1963, n. 91 e 24/12/1985, n. 776);
Promozione di ogni attività idonea alla protezione ed alla tutela dell'ambiente montano (Leggi 26/01/1963, n. 91 e 24/12/1985, n. 776);
Promozione di attività scientifiche e didattiche per la conoscenza di ogni aspetto dell'ambiente montano (Leggi 26/01/1963, n. 91 e 24/12/1985, n. 776).
Dove, come, quando... | |||||||||||||
Sede Sociale
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Centrale | |||||||||||||
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Commissione Centrale Medica
Costituita nel 1985, è una Commissione relativamente "giovane" che ha dovuto all'inizio cercare di definire i propri obiettivi assecondando le diverse aspettative. Attualmente è formata da dieci componenti che si riuniscono cinque volte all'anno ma che sono in frequente contatto (telefono, fax, posta) tra di foro.
Gli obiettivi che la Commissione Medica si è posta sono quattro: aggiornamento dei componenti, informazione per medici, informazioni per i soci e ricerche.
Aggiornamento dei componenti: l'aggiornamento è fondamentale ed avviene attraverso lo studio dei lavori pubblicati sui diversi argomenti (una o due volte all'anno ci colleghiamo, a tale scopo, con una banca dati), e con la partecipazione, a turno, ai Convegni di Medicina di Montagna informazione: per i medici ogni anno viene organizzato un Incontro di aggiornamento per medici di trekking e spedizione.
E' stato preparato anche un set di circa 90 diapositive che possono servire ai medici sezionali per svolgere lezioni di medicina di montagna. Tale set è a disposizione di chi ne faccia richiesta. Informazione per ì soci. E' stato ultimato nel 1996 un manuale divulgativo di Medicina di Montagna che dovrebbe essere pubblicato tra breve a cura della Commissione Pubblicazioni. E' stata inoltre approntata una piccola guida sul mal di montagna, come riconoscerlo e come prevenirlo. Tale opuscolo è stato pubblicato sullo Scarpone e dovrebbe essere preparato anche un depliant da distribuire nei Rifugi ed alla base delle Funivie che portano in alta quota. Ricerche: per quanto di nostra competenza cerchiamo di approfondire alcuni argomenti. Gli argomenti sono suddivisi in base a:
Commissione Centrale per la Speleologia
Il regno delle grotte non è meno affascinante di quello delle vette. Nel cuore della terra, dove pure esiste una vita, l'alpinismo all'ingiù offre spettacoli di grande appagamento estetico, scientifico e tecnico. Parecchie Sezioni del Club Alpino Italiano organizzano Scuole e Corsi di speleologia con istruttori appassionati e molto preparati.
La Commissione Centrale per le Pubblicazioni è l'organo tecnico incaricato di realizzare le pubblicazioni istituzionali proposte dagli altri Organi Tecnici e approvate dal Consiglio Centrale, così da garantire l'uniformità della veste editoriale della produzione del CAI. Attualmente la Commissione per le Pubblicazioni cura le due uniche collane edite dal CAI: la collana dei Manuali Tecnici e la collana Montagna e Diritto. I titoli in catalogo sono: Topografia e orientamento, Tecnica di ghiaccio, Tecnica di roccia, Sci alpinismo, Sci di fondo escursionistico, L'allenamento dell'alpinista; Il rifugio alpino nel diritto turistico, La responsabilità nell'accompagnamento in montagna. |
Commissione Cinematografica Centrale |
La fotografia e il cinema hanno accompagnato sin dalla nascita il Club Alpino Italiano. Negli archivi della Sede Centrale, del Museo della Montagna, della Biblioteca Nazionale e di molte sezioni é conservata un'ampia e originale documentazione in immagini relativa all'attività più significativa del Sodalizio e dei suoi soci. Figura esemplare di tale impegno è Vittorio Sella, fotografo, cineasta colto e alpinista provetto, al quale la città di Biella e la famiglia hanno dedicato una Fondazione che ha cura della sua ammirevole opera.
A lui e a quanti nel tempo coltivarono con competenza
ed entusiasmo la filmografia di montagna si sono ispirati i fondatori della
Commissione cinematografica. Nel 1946 Enrico Rolandi, di Torino, iniziò a
collezionare le prime nove pellicole di cui era venuto in possesso il Club
Alpino Italiano, con l'intento di dare vita ad una cineteca del CAI.
Solo nel
1951 venne costituita a Milano la Commissione cinematografica, con il
riconoscimento di organo tecnico centrale, in considerazione dell'importanza
attribuita dai vertici del Sodalizio alla Commissione stessa come mezzo di
comunicazione.
La prima Commissione cinematografica risultò così composta:
Mario Bello presidente, Roberto Cacchi, Carlo Mappelli, Angelo Zecchinelli,
consiglieri. Direttore Renato Cepparo, chiamato dal Vice Presidente del CAI
Amedeo Costa per la sua competenza professionale: Grazie a quell'intraprendenza
pionieristica in atto nell'immediato dopoguerra, egli ospitò prima in casa sua e
successivamente presso la sua azienda cinematografica il magazzino delle
pellicole e il personale operativo del CAI addetto alla distribuzione dei
filmati, quale fu l'attivissimo Renato Gaudioso, subentrato a Cepparo.
E non
si può dimenticare che di molte spedizioni sezionali anche importanti, sia alle
Ande che in Himalaia od Africa, il Direttore della Cineteca, Renato Gaudisio, ne
istruiva preventivamente presso la sede i loro componenti sull'uso corretto
delle cineprese di proprietà del CAI e che venivano a loro affidate per
realizzare i documentari delle spedizioni stesse, dando pure la sua determinante
assistenza per la loro realizzazione.
In breve tempo venne potenziata la
cineteca con la con l'acquisizione di 160 nuovi titoli. Fu pure organizzata una
distribuzione capillare di programmi in tutta Italia e portate a compimento
alcune tournées con gli autori dei film. Quale, per esempio, Gaston Rébuffat con
"Stelle e tempeste".
Ed è merito di Angelo Zecchinelli, succeduto a Mario Bello alla Presidenza della Commissione CINECAI l'aver fondato la Cineteca Storica dell'Alpinismo con l'acquisizione di molti documentari che venivano presentati al Film Festival della Montagna e dell'Alpinismo di Trento e realizzati nel corso delle loro spedizioni dai più grandi alpinisti mondiali, impegnati nelle conquiste particolarmente degli ottomila Himalaiani, negli anni 50 e 60 e di tutte le più importanti montagne dei mondo. Così i più noti arrampicatori, anche se molti siano ormai scomparsi, possono essere rivisti in azione, dal vivo con i loro mezzi e le loro attrezzature dei tempo. Da notare che di molti documentari le sole copie oggi esistenti sono quelle disponibili presso la Cineteca Storica dei Club Alpino Italiano, custodita nella Sede Centrale di Milano e che ormai costituisce un Archivio mondiale unico dove spesso la stessa RAI vi attinge. Basti ricordare che il famoso vulcanologo Haroun Tazieff, rimasto senza il suo documentario originale sull'esplorazione del vulcano di Niragongo, ne chiese copia del nostro.
Compito della Commissione cinematografica è quello di promuovere e diffondere questo genere di spettacolo, attraente ed educativo, mediante l'acquisto di diritti non commerciali di opere qualificate e la loro distribuzione alle sezioni, alle sottosezioni, a scuole ed associazioni ubicate in tutto il territorio nazionale. A tal fine la Commissione ha sempre più potenziato la cineteca che oggi conta 421 titoli, di cui 257 noleggio e 164 appartenenti alla sezione storica. In questo modo è possibile alimentare il circuito sociale, senza il quale, considerata la disattenzione delle emittenti televisive, al contrario di quanto avviene nei paesi alpini confinanti, il cinema di montagna sarebbe stato privato in Italia dello spazio indispensabile alla sua affermazione.
I titoli della cineteca, classificati per argomento,
figurano in un catalogo fornito di indici alfabetici delle opere e dei registi.
Nell'ultimo ventennio la cineteca ha acquisito i diritti nono commerciali di
circa 300 opere ed effettuato oltre 14,500 noleggi per proiezioni, che
complessivamente hanno registrato decine di migliaia di presenze.
Oltre
questo impegno che ha contribuito all'affermazione di numerosi registi,
operatori e delle loro opere, e all'arricchimento culturale e informativo del
grande pubblico, la Commissione ha prestato una fattiva assistenza tecnica alle
varie spedizioni nazionali approntando, tra l'altro, cineprese a caricatore che
consentirono, per la prima volta nella storia dell'alpinismo, di effettuare
durante la spedizione italiana al K2 del 1954, riprese cinematografiche oltre
gli 8.000 metri.
I componenti tecnici della Commissione hanno collaborato
fattivamente alla realizzazione e al montaggio di una ventina di film di
spedizioni italiane , come per esempio "Italia K2", i cui diritti sono stati
acquisiti al CAI nel 1986 per iniziativa di Bruno Delisi, "Gasherbrum IV", "La
montagna di luce", "La Sud del Mc Kinley", "Alla conquista del Monte Api",
"Cerro Torre: la Torre del vento".
Inoltre sono stati realizzati con
l'intervento diretto del Club Alpino Italiano, i film: "Gioventù sul Brenta" di
Severino Casara, "Rapsodia su temi dolomitici op. 1" di Giancarlo Bregani, "Il
481° rifugio" di Ernesto Lavini, "Masino primo amore" di Adalberto Frigerio e,
in tempi più recenti "Alpi Giulie e Carniche" e "Dolomiti del Veneto" di Folco
Quilici.
Ai fondatori, in particolare ad Amedeo Costa e Enrico Rolandi, va
inoltre il merito di aver ideato l'ormai famoso Festival Internazionale del
Cinema di Montagna e dell'Esplorazione Città di Trento, una delle più quotate,
se non la più importante, manifestazione del genere a livello mondiale,
organizzata puntualmente ogni anno a partire dal 1952 dal Comune di Trento e dal
CAI.
Nell'adempiere ai propri compiti istituzionali la Commissione è attenta all'evolversi delle tecniche e delle filosofie della comunicazione per immagini, di tanta importanza per un efficace rapporto con il mondo esterno, che impone la ricerca di nuove forme di espressione e di diffusione.
Commissione Nazionale Sci di Fondo Escursionismo |
Significato e portata del termine "Sci di fondo escursionistico"
Lo sci di fondo escursionistico viene inteso come mezzo per effettuare escursioni sulla neve lungo percorsi liberi, anche non preventivamente tracciati e pistati, sviluppantisi prevalentemente in lunghezza, con dislivello relativamente contenuti, tipo traversata, non comportanti il ricorso a tecniche alpinistiche di roccia e ghiaccio.
Rispetto allo sci di fondo su pista, lo sci escursionistico richiede una serie di presupposti e di adeguamenti per poter affrontare in sicurezza il fuoripista. Più della velocità e dell'eleganza di stile importa la padronanza dello sci su terreno e neve variabili, nonchè un'approfondita conoscenza della montagna invernale occorre sapersi orientare, fiutare i pericoli, fronteggiare gli imprevisti e reagire in caso d'incidente.
Sotto questi aspetti lo sci-escursionismo è affine allo sci-alpinismo al quale si affianca, senza peraltro interferire, come forma complementare, operando quello in ambiente prettamente alpinistico, caratterizzato da forti dislivelli, alte quote con superamento di ghiacciai. Lo sci escursionistico si avvale di attrezzatura e tecnica specifiche, intermedie tra quelle dello sci di fondo e dello scialpinismo, atte a consentire leggerezza ed agilità sui lunghi percorsi e a fronteggiare tratti accidentati e ripidi fuori pista.
Lo sci escursionistico, con il suo carattere polivalente non strettamente legato ad una specifica disciplina, costituisce il ritorno allo sci originario quale semplice mezzo per muoversi sulla neve e colma una lacuna, che si era formata con lo sviluppo della specialità.
Aggiungasi che il CAI, come per lo sci-alpinismo, non considera solo l'aspetto sportivo, di per sè gratificante, ma anche quello ricreativo, culturale e sociale, considerando lo sci uno dei mezzi per avvicinare e conoscere la montagna anche nella stagione invernale, con supporto di amici che hanno in comune questa passione.
Rispetto allo sci di fondo turistico, aperto alla massa dei gitanti domenicali, incanalato per motivi di sicurezza su piste battute e circoscritte, lo sci escursionismo risponde alle aspirazioni di chi cerca un'evasione più completa, un più intimo contatto con la natura ed una conoscenza più approfondita dell'ambiente, con un quid di impegno e di iniziativa personale, fonti di maggiori soddisfazioni.
Questo è il modo di praticare lo sci nello spirito del CAI.
Istituzione e compiti della CONSFE
Considerato lo sviluppo, che andava assumendo nell'ambito di molte Sezioni lo sci di fondo turistico ed escursionistico, nella seduta del 27/11/82 il Consiglio Centrale del CAI istituiva un'apposita commissione denominata "Commissione Nazionale Sci di Fondo Escursionistico - CONSFE" costituita da n. 11 Membri in rappresentanza dei Convegni Regionali e Interregionali, affiancandola agli Organi Tecnici Centrali (OTC) già esistenti: l'alpinismo, lo Sci-Alpinismo e la Speleologia, avente lo scopo di promuovere lo sviluppo e la pratica, in condizioni di sicurezza, dello sci di fondo escursionistico, quale mezzo ricreativo con cui avvicinare l'uomo all'ambiente naturale nella veste invernale e, attraverso una sua più intima conoscenza, suscitare in lui un autentico interesse e passione per la montagna.
A tal fine la CONSFE è chiamata a svolgere i seguenti compiti:
Le scuole di sci di fondo escursionistico del
C.A.I. e lo spirito che le anima
Fin dal giorno in cui i primi uomini - per cacciare renne o per spostarsi durante i lunghi inverni scandinavi - si infilarono ai piedi buffi arnesi e con essi si spinsero nelle estreme lande o nei folti boschi, avvicinarono le prime montagne e abbandonarono le prime asperità, fin da allora si profilò, sia pure in forma embrionale, il problema della tecnica sciistica. Problema che si delineò più chiaramente non appena quegli uomini decisero di andare più veloci e sicuri. A tal fine ravvisarono la opportunità di munirsi di attrezzi meno rudimentali e la necessità di ricorrere a determinati accorgimenti, sia per risparmiare energie, sia per garantire la propria incolumità.
Alcune vecchie stampe ci mostrano le figure di questi uomini, armati di lunghi bastoni, con ai piedi strani aggeggi che gli "svezzesi" chiamarono subito "ski", incerti e malsicuri come bambini ai loro primi passi.
Ma tutti i bambini crescono, ed imparano prima a reggersi e poi a camminare speditamente- e fu così per gli sciatori, che acquistando a poco a poco capacità e disinvoltura, acquisirono posizioni man mano più corrette, perfezionarono gli attrezzi e migliorarono il modo d'impiego, elaborarono cioè una tecnica.
Tutto ciò ha richiesto anni ed anni. Così ancor oggi, ogni volta che un uomo si avvia alla pratica dello sci, deve percorrere la stessa trafila, facilitato peraltro dal frutto dell'esperienza di quelli che lo hanno preceduto.
Fino ai primi anni del nostro secolo la tecnica veniva impostata con criteri del tutto empirici, tramandata attraverso l'esempio ed appresa per intraprendenza, capacità autodidatte e spirito d'emulazione, sistema questo che comporta dei limiti.
Con il diffondersi della pratica dello sci e l'influenza di un'epoca dominata dal tecnicismo, ci si è resi conto che così non si poteva soddisfare le esigenze di formazione di una massa crescente di sciatori. Furono gli stessi campioni di questi tempi a ravvisare la necessità di un insegnamento razionale, ordinato e metodico. Ebbe così origine la "scuola" nel significato moderno di un insegnamento collettivo, effettuato con metodo, basato su di una tecnica codificata emersa da molteplici esperienze discusse con spirito critico e così affinate.
Accanto allo sci di fondo "su pista", fatto proprio dall'agonismo, di recente si è sviluppato lo "sci escursionistico", una diversificazione non vincolata alle piste battute, via via più frequentate, la quale è più aperta all'iniziativa individuale e consente una più completa evasione con un più intimo contatto con la natura.
Appunto all'insegnamento di questa nuova attività, più consona allo spirito del CAI, presso parecchie Sezioni del CAI sono sorte scuole e corsi di addestramento per lo sci di fondo escursionistico.
Esse operano sotto la vigilanza dell'apposita Commissione Nazionale (la CONSFE), la quale ha il compito precipuo di unificare e perfezionare sia la tecnica specifica dello sci-escursionistico che il metodo di insegnamento, colmando lacune ed incertezze, e ciò con il contributo di tutti, in particolare delle Sezioni più avanzate.
Ma la Scuola del CAI assolve ad un compito ancor più ampio che non sia la preparazione strettamente sciistica, che costituisce l'aspetto più appariscente ma non l'essenziale. Il fondista-escursionista del CAI viene forgiato attraverso una più completa formazione, che si estende sul piano educativo, culturale, estetico, naturalistico e perfino morale, quando insegna ai giovani a guadagnarsi le soddisfazioni affrontando fatiche e disagi.
Essa fornisce anche un bagaglio di nozioni complementari alla tecnica sciistica, indispensabili per affrontare la montagna fuori dalle piste battute.
L'escursionista deve saper leggere una carta topografica, orientarsi anche nella nebbia con l'ausilio di strumenti, prevedere i mutamenti del tempo, intuire le insidie della montagna invernale e prestare efficace soccorso agli infortunati.
Tutti questi elementi concorrono a rendere più interessante questo fascinoso sport e a instillare amore per la natura e passione per la montagna, proprio come è nello spirito del CAI.
Figura dell' Istruttore di sci di fondo
escursionistico del CAI
L'istruttore di sci di fondo escursionistico del CAI - ISFE - è il socio del CAI che, dopo aver frequentato con profitto un corso per istruttori indetto dalla CONSFE, risulta esperto nella pratica dello sci di fondo escursionistico, come inteso dal CAI, e dà un contributo volontario, senza scopo di lucro per addestrare soci e organizzare escursioni collettive nell'ambito del CAI, al fine di mettere in condizione i soci di praticare questo sport in sicurezza, nonchè di introdurli alla conoscenza della montagna invernale.
Servizio Valanghe Italiano
Chi siamo e cosa facciamo?
Il Servizio Valanghe Italiano è un Organo Tecnico Centrale del Club Alpino Italiano che da 30 anni opera - senza fini di lucro - nel campo della prevenzione di incidenti causati da valanghe. A tal fine realizza e promuove ogni iniziativa utile alla ricerca e alla diffusione di informazioni riguardo la neve, le valanghe e la meteorologia alpina; si occupa di formazione in ambito sia professionale che sportivo e favorisce il contatto tra persone interessate all'argomento.
Un po' di storia
Il Servizio Valanghe Italiano è nato nel 1966 con lo scopo di diminuire il numero di incidenti in montagna causati da valanghe.
Da allora il Servizio Valanghe Italiano ha proseguito nella sua opera principale di formazione di personale qualificato e di informazione al pubblico, di coordinamento e contatto tra persone interessate all'argomento e di sostegno alla ricerca scientifica.
I nostri compiti
La nostra attività
- Corsi di formazione professionale
Questi corsi sono ideati per quelle categorie di persone che hanno la necessità di approfondire gli argomenti proposti per svolgere al meglio la loro attività professionale: maestri di sci, guide alpine, addetti alle piste di sci, tecnici del soccorso, personale operante su dighe e linee elettriche, tecnici dell'ANAS, ecc. ecc.
I titoli ufficiali che si possono conseguire attraverso la partecipazione ai corsi di formazione professionale sono: Osservatore Neve e Valanghe, Tecnico della Neve, Tecnico del Distacco ed Esperto Nazionale Valanghe.
- Corsi di formazione alla sicurezza per chi svolge attività sportiva in montagna.
Questi corsi invece sono rivolti a tutti coloro che per svolgere la loro attività sportiva frequentano l'ambiente montano innevato. I corsi sono di vario livello e riguardano le principali discipline sportive: sci alpinismo, sci fuoripista, alpinismo, sci di fondo escursionismo, escursionismo, ecc. ecc.
Pubblicazioni
Per diffondere al massimo le conoscenze, il Servizio Valanghe Italiano si impegna nel pubblicare articoli, dispense, libri, depliant e qualsiasi altro documento possa servire per divulgare informazioni atte a favorire la prevenzione di incidenti.
"SVI Notizie'
Per consentire una diffusa informazione riguardo le ultime novità, i convegni, saloni e quant'altro attinente ai propri interessi, il Servizio Valanghe Italiano pubblica ogni 3 mesi "SVI Notizie" un notiziario interno per un costante e diretto contatto tra gli interessati ed è presente su lnternet all'indirizzo "http://www.cai.it/attivita/svi/www.cai-svi.it".
Sostegno alla ricerca
Per lo sviluppo e la ricerca si acquisiscono tutte le informazione utili, anche in collaborazione con altre persone o enti, nazionali o internazionali. Per quanto possibile, un personale contributo viene fornito con il sostegno e l'organizzazione in proprio di tesi di laurea, studi o ricerche nei campi della meteorologia alpina, della neve e delle valanghe.
A chi sono rivolte le nostre energie
Il Servizio Valanghe Italiano si rivolge a tutti coloro che - non solo in ambito professionale - sono interessati allo studio della neve, delle valanghe e della meteorologia alpina nonché a chi vuole praticare attività sportiva in montagna con maggiore coscienza e attenzione rivolte alla sicurezza e alla prevenzione.
Comitato Scientifico Centrale |
Ancora oggi lo Statuto del CAI all'articolo 1 afferma che scopo del sodalizio è, oltre all'alpinismo in ogni sua manifestazione, "la conoscenza e lo studio delle montagne". E' un compito antico, che trova la sua prima teorizzazione proprio nella famosa lettera che Quintino Sella invia nel 1863 a Bartolomeo Gastaldi e che segna la nascita del CAI.
La formalizzazione di questo interesse del Club
Alpino Italiano per gli aspetti scientifici della montagna avvenne nel 193 1,
quando il prof. Ardito Desio (un nome che non ha certo bisogno di presentazioni)
creò un gruppo apposito denominato Comitato Scientifico Centrale, di cui fu il
primo presidente. La presidenza passò poi al prof. Giuseppe Morandini,
successivamente all'indimenticabile prof. Giuseppe Nangeroni, che resse il
Comitato per oltre un trentennio, e poi al prof. Bruno Parisi. Attualmente il
Presidente del Comitato Scientifico Centrale del CAI è il prof. Claudio
Smiraglia.
Va sottolineato fra l'altro come dal corpo iniziale del Comitato
Scientifico, la cui matrice è sempre stata prevalentemente
geografico-naturalistica, si siano staccati altri Organi Tecnici Centrali con
tendenze più specialistiche e applicative, come la Commissione Nevi e Valanghe,
(poi Servizio Valanghe Italiano), la Commissione Protezione Natura Alpina (poi
Commissione Tutela Ambiente Montano), la Commissione per la Speleologia.
Scopo del Comitato Scientifico è la promozione della conoscenza e dello
studio degli ambienti montani, specialmente di quelli italiani, nei loro aspetti
naturalistici e umani; ciò viene realizzato attraverso un'opera di divulgazione
per informare e aggiornare sui problemi scientifici della montagna, anche
attraverso la costituzione di commissioni scientifiche e periferiche e con la
promozione di ricerche e studi su questi ambienti.
Tre sono dunque le linee guida del Comitato
Scientifico: l'informazione, la formazione, la ricerca.
L'informazione viene
svolta attraverso una divulgazione agile e aggiornata, con brevi note e
segnalazioni sulla stampa ufficiale del CAI e soprattutto con pubblicazioni
specifiche su varie tematiche curate dalle Commissioni Regionali.
Per quanto
riguarda la formazione esiste un folto gruppo di Esperti ed Operatori
Naturalistici che operano a livello sezionale. La loro nomina avviene attraverso
appositi corsi nazionali; ogni anno si tiene inoltre un seminario di
aggiornamento monotematico (sono stati realizzati incontri sulla botanica, la
geologia, Il carsismo, la glaciologia, l'archeologia e l'architettura alpina).
Per quanto riguarda la ricerca, gli operatori del Comitato Scientifico
prestano la loro attività volontaria nella raccolta ed elaborazione di dati in
vari settori, come il monitoraggio delle variazioni dei ghiacciai,
l'osservazione dei dissesti idrogeologici ad alta quota, l'individuazione dei
segni lasciati dall'uomo nell'ambito delle attività tradizionali in montagna
(quest'ultimo settore è curato dal Gruppo di Lavoro "Terre Alte").
Commissione Centrale per l'Escursionismo
Nata per ultima tra tutti gli organi tecnici
del CAI, la Commissione centrale per l'escursionismo è attiva dal 1991.
Questo non deve trarre in inganno: in realtà l'escursionismo come disciplina e come prassi sociale è forse primo tra tutti gli alta numerosi settori di attività del CAI. Infatti i padri fondatori con Quintino Sella in testa fondarono il Sodalizio all'insegna dell'escursionismo scientifico, della ricerca e dell'esplorazione delle montagne, e in oltre centotrent'anni il CAI ha visto e vede all'interno delle Sezioni un crescente impegno nell'escursionismo, qualitativo e quantitativo. Ecco che a tanta ricchezza ed esperienza sedimentate nel corpo sociale nel settore escursionismo, era necessario dare continuità, finalizzazione e servizio. In poco più di cinque anni sono stati raggiunti numerosi obiettivi grazie all'impegno costante di tutti i componenti dell'organizzazione centrale e periferica. Era necessario dare un indirizzo, fondare dei principi guida a favore dell'enorme attività escursionistica che storicamente viene svolta all'interno delle Sezioni, a favore dei Soci e non. Le Commissioni per l'escursionismo regionali ed interregionali assieme agli Accompagnatori di escursionismo hanno perfettamente interpretato i modus operandi e gli schemi culturali e tecnici che venivano via via predisposti ed espressi dalla Commissione centrale. Questo ha consentito in un arco relativamente breve di tempo di giungere a livelli di "maturazione" e "autocoordinamento" significativi, raggiunti in altri organi tecnici con più anni di attività. L'OTC fin dalla sua creazione ha tenuto in massimo conto i nuovi indirizzi che venivano dal Consiglio centrale attraverso il gruppo di "Uniformità didattica" e questo ha permesso, almeno dal punto di vista metodologico, di essere da subito in assonanza con le altre decennali esperienze del nostro Club. Per rimarcare la rinnovata presenza dell'escursionismo dentro e fuori dal club, grazie all'opera volontaria del Socio Gianfranco Garuzzo, è stato elaborato nella seconda metà del '95 il LOGO "CAI ESCURSIONISMO" che da allora caratterizza e identifica l'attività nel settore. Il simbolo contiene significativamente sullo sfondo del Monviso stilizzato, la bandierina rosso - bianco - rossa della sentieristica CAI. E' stato presentato ed approvato dal Consiglio Centrale del CAI a Torino il 21 ottobre 1995.
Alla Commissione centrale per l'escursionismo
fanno capo oggi sette organi tecnici periferici organizzati su base
regionale o interregionale. Nel Centro sud sotto un unico coordinamento vi
sono attualmente cinque Commissioni per l'escursionismo su base regionale.
Nel rispetto del Regolamento della Commissione
che tra gli scopi contempla tra gli altri il: ..."Promuovere l'attività
escursionistica finalizzata alla corretta frequentazione degli ambienti
naturali e alla loro conoscenza e conservazione, ( ... ), il favorire
l'uniformità della segnaletica sul territorio nazionale, ( ... ), curare
la formazione e l'aggiornamento degli Accompagnatori di escursionismo", i
primi passi operativi della Commissione hanno riguardato proprio gli
Accompagnatori di escursionismo e la sentieristica. La SENTIERISTICA è uno dei terreni più
importanti e al tempo stesso delicati che la CCE si trova ad affrontare,
di grande importanza e interesse anche per altri organismi del Sodalizio,
dalla Commissione rifugi alla TAM, dall'Alpinismo giovanile al Comitato
scientifico. «L'ESCURSIONISMO CAI PUNTA SULLA CULTURA» "Il CAI attraverso i suoi organi tecnici, la
CCE (Comm. Centrale per l'escursionismo) e le Commissioni Locali, promuove
l'escursionismo inteso come disciplina non competitiva del camminare nella
natura: il motto "camminare per conoscere, conoscere per tutelare"
racchiude il significato profondo dell'escursionismo CAI, che - in forza
anche delle ultracentenarie tradizioni dell'associazione - vuole superare
il puro e semplice approccio sportivo e dopolavoristico dell'andare a
piedi in ambiti naturali di pregio. |
Commissione Nazionale Scuole di Alpinismo e di Sci Alpinismo
La nostra Commissione - che ha lo scopo di promuovere e favorire lo sviluppo sia dell'alpinismo che dello sci alpinismo, che della arrampicata libera in tutti i loro aspetti tecnici e culturali con particolare attenzione ai problemi della prevenzione degli infortuni in montagna - nasce ufficialmente in seno al C.A.I. nel I937. Per la verità esistevano già da anni Scuole di Alpinismo perfettamente organizzate nel loro ambito sezionale o intersezionale, ma non coordinate a livello centrale.
Prende infatti inizialmente il nome di "Commissione Centrale di vigilanza e di coordinamento delle Scuole di Alpinismo".
Dopo un periodo dedicato prevalentemente al controllo e alla organizzazione delle Scuole sezionali ed intersezionali, la Commissione emana un preciso regolamento che prevede di valorizzare le tecniche dei migliori alpinisti del momento istituendo i primi Corsi per Istruttori Nazionali (I948-49-50) e pubblicando manuali da considerarsi testi ufficiali per l'insegnamento in tutte le Scuole.
Nel I954 viene organizzato il primo Congresso per Istruttori Nazionali avente lo scopo - come tutti quelli successivi - di raccogliere suggerimenti e proposte per un perfezionamento dei compiti da svolgere. Negli anni successivi, con l'evoluzione delle attrezzature e dei materiali si tende a rendere la Commissione sempre più propositiva ed allo scopo vengono impostate più precise finalità quali :
Importante innovazione in seno alla Commissione è inoltre la creazione di suoi "Organi periferici" situati in ogni regione, aventi il fine preciso di decentrare alcuni suoi poteri e seguire così con maggior incisività i problemi e le aspettative delle singole Scuole. Negli anni '70 si sente la necessità di istituire anche una nuova Commissione avente le stesse finalità di quella esistente, ma riferite peraltro più specificatamente allo sci alpinismo. Due sono così le Commissioni esistenti nel nostro settore : quella "Nazionale di Alpinismo" e quella "Nazionale di Sci Alpinismo". Quest'ultima, nuova nella organizzazione del C.A.I., ma praticata da sempre da alpinisti e da istruttori, prende più consistenza e sa organizzarsi in breve con successo, completando le conoscenze degli Istruttori anche in questo settore.
Grande rilievo assume nel I982 la "Traversata delle Alpi con gli sci" effettuata da Istruttori italiani e stranieri con l'intento di accomunare tutte le nazioni che si affacciano sulle Alpi (Italia – Francia - Svizzera – Austria – Germania - Jugoslavia) in occasione del Centenario del traforo del Gottardo.
Nel I987 poi il grande evento: l'unificazione delle due Commissioni, col mantenimento pero' delle due Scuole Centrali esistenti - quella di Alpinismo e quella di Sci Alpinismo.
Da questo momento la denominazione ufficiale è quella di:
COMMISSIONE NAZIONALE SCUOLE DI ALPINISMO E DI SCI ALPINISMO
L'intento é quello di uniformare quanto più possibile i programmi di svolgimento e di insegnamento dei rispettivi Corsi. La nuova generazione di alpinisti crea nel frattempo una corrente particolarmente incline all'arrampicata atletica, forse già praticata anche nel passato, ma non ufficialmente istituzionalizzata.
Questa tendenza suggerisce alla Commissione di preparare adeguatamente Istruttori che possano suggerire, orientare ed insegnare anche questa disciplina a coloro che la vogliono praticare, inseriti nel settore alpinismo. Nascono cosi i primi Istruttori di Arrampicata Libera, il cui inquadramento è tuttora allo studio per meglio definirne la figura e le finalità,
Importante per la nostra Commissione risultano poi i contatti e le collaborazioni con gli altri Organi Tecnici Centrali del C.A.I. e fra questi naturalmente quelli che più degli altri presentano affinità e completamento alle nostre attività.
I più recenti ed impegnati studi che vedono attivare la nostra Commissione sono in breve :
Appare chiaro da queste ultime impostazioni che l'attività della nostra Commissione affronta spazi più ampi, aperti anche ad altre strutture sia nazionali che internazionali, che sono in grado di arricchire le sue conoscenze ed ampliare i suoi orizzonti.
La nostra Commissione comunque non perde occasioni per divulgare lo scopo principale della sua esistenza: istruire, addestrare, incentivare la conoscenza dell'alpinismo dello sci alpinismo, dell'arrampicata libera in tutti i loro molteplici aspetti per effettuare le suddette discipline in piena sicurezza prevenendo cosi incidenti nella frequentazione della montagna.
Commissione Legale Centrale |
Fra gli organi tecnici consultivi del CAI si annovera la Commissione Legale Centrale.
Attualmente composta da undici membri, fra magistrati e avvocati di competenza e specializzazione anche differenti, la Commissione ha il compito di esprimere pareri consultivi sulle questioni a carattere legale, fiscale o amministrativo, che possano comunque riguardare il CAI, e che le vengano sottoposte dal Consiglio centrale, dagli organi centrali e periferici del sodalizio, o dalle singole sezioni (è quindi esclusa la consulenza in favore di singoli soci).
Il suo compito è esclusivamente consultivo; per cui non comprende funzioni di tutela del CAI in sede giudiziaria, quest'ultima essendo generalmente affidata all'Avvocatura dello Stato.
La Commissione si riunisce quasi sempre presso la Sede centrale del CAI a Milano, con una frequenza di circa due volte al trimestre. Per ogni questione, il suo presidente designa un relatore, il quale - esaminata e istruita la pratica - riferisce avanti alla Commissione in seduta collegiale, se del caso invitando gli interessati. Le sedute della Commissione non sono comunque pubbliche.
Le singole pratiche vengono esaminate con notevole sollecitudine: attualmente, la Commissione sbriga il lavoro corrente e non ha arretrato. Delle deliberazioni e dei pareri espressi dalla Commissione, viene poi data comunicazione ufficiale ai richiedenti, a cura della segreteria presso la Sede centrale.
La Commissione sovrintende altresì alla collana editoriale del CAI "Montagna e Diritto" che, come è noto, ha visto sinora la pubblicazione di due opere: "La responsabilità nell'accompagnamento in montagna" di V. Torti, e "Il rifugio alpino nel diritto turistico" in due tomi (Disciplina giuridica e Legislazione regionale) di A. Desi.
Commissione Centrale Rifugi e Opere alpine
Si fa riferimento ad una Commissione Rifugi nell'Assemblea dei Delegati del 12/12/1921 con i compiti "per avviare col Governo e colle altre Autorità dello Stato le pratiche dirette a risolvere il problema della italianizzazione dei rifugi del Club Alpino Austro-Tedesco....". Si presume che questa Commissione sia stata costituita con l'obiettivo basato sulla assegnazione di quei "rifugi delle terre irredente", conseguenti alla prima guerra mondiale. La Commissione ebbe una successiva integrazione da parte del Consiglio Direttivo della Sede Centrale il 02/07/1922.
Nel corso dell'Assemblea dei Delegati di Vicenza del 31/08/1924 viene approvato il "REGOLAMENTO GENERALE PER L'USO DEI RIFUGI DEL C.A.I.", costituito da 9 articoli i cui contenuti presentano sorprendenti regole adottate nei più recenti testi.
Dalle informazioni raccolte nelle pubblicazioni sociali si ritiene che la nascita ufficiale sia quella costituita il 20/05/1931 con "S.E. il Presidente ha diramato in data 20/05/1931, a tutte le Sezioni la seguente Circolare n. 11: porto a conoscenza delle Sezioni che ho deliberato di costituire una Commissione Rifugi del CAI la quale ha il compito di coordinare l'attività sezionale nel campo delle costruzioni e dei lavori alpini". La Commissione, con un proprio Regolamento obbligatorio per tutte le Sezioni costituito da 8 articoli, viene presieduta da Aldo Bonacossa con vice Giovanni d'Entreves ed 8 componenti.
Attualmente la Commissione, organo consultivo del Club Alpino Italiano, la sua composizione ed il suo funzionamento sono disciplinati da un suo Regolamento (approvato dal Consiglio Centrale nelle riunioni del 29/02 e 16/05/1992), dagli articoli 24 dello Statuto e 55 e seguenti del Regolamento quadro degli Organi Tecnici Centrali del CAI.. La Commissione opera direttamente e attraverso le analoghe Commissioni Zonali, costituite presso i rispettivi Convegni.
Per il conseguimento degli scopi fissati la Commissione:
La nostra attività si è estesa con l'approvazione da
parte del Consiglio Centrale della figura dell'
ISPETTORE RIFUGI ZONALE
Lo stesso verifica la rispondenza ai contenuti del Regolamento Generale Rifugi e del Regolamento della Commissione Centrale Rifugi con particolare attenzione ai livelli gestionali, iniziative e progetti approvati nonché congruità degli interventi per i quali sono stati concessi relativi contributi e stato di conservazione della struttura con eventuali proposte per il suo miglioramento.
I compiti dell'Ispettore rifugi zonale, analogamente all'Ispettore sezionale sono fissati dal REGOLAMENTO DELL'ISPETTORE RIFUGI E BIVACCHI DEL CLUB ALPINO ITALIANO.
L'ispettore zonale, alle dirette dipendenze della Commissione Centrale Rifugi, estende la sua attività a livello zonale (area di competenza di ciascuna Commissione zonale rifugi).
L'OTC provvede all'organizzazione di Convegni ed incontri anche a livello nazionale per l'esame dei vari temi attinenti lo specifico settore di attività.
Nel campo delle pubblicazioni ha dato alle stampe
Commissione Centrale per la Tutela dell'Ambiente Montano |
Il primo articolo dello Statuto del CAI parla chiaro: oltre alla conoscenza e allo studio delle montagne, sancisce "la difesa del loro ambiente naturale". Questa esigenza è talmente ovvia che non ci sarebbe bisogno nemmeno di ancorarla alla nostra "costituzione". Deve fare parte di noi, del nostro cuore e della nostra intelligenza. Insomma, deve sostanziare tutta la nostra attività, non solo in montagna. Inoltre il CAI ha approvato un " bidecalogo" che contiene una serie di concetti da attuare concretamente per la tutela delle montagne. Il loro ambiente è complesso e indagato. Va amato e rispettato. Purtroppo assistiamo ad un continuo degrado, che avviene in mille modi, compromettendo la natura anche per il futuro.
Il CAI dispone di un organo tecnico specifico: la
commissione centrale tutela ambiente montano (TAM).
Essa fornisce tutte le
informazioni necessarie per opporsi alle iniziative che minacciano l'integrità
del territorio montano e cerca di promuovere una valida cultura ambientale tra i
soci. E' importante inoltre favorire la collaborazione con gli Enti locali e con
le scuole. Per questo la commissione organizza anche corsi di aggiornamento
degli insegnanti. Inoltre collabora con altre commissioni centrali (alpinismo
giovanile, escursionismo, ecc.) e coordina l'attività delle commissioni
regionali.
Commissione Centrale per i Materiali e le Tecniche
La Commissione Materiali e Tecniche (nel seguito CMT) si occupa dei problemi di sicurezza connessi all'attività alpinistica e all'arrampicata; la sua attività è complementare a quella della Commissione Scuole di Alpinismo, a cui fornisce informazione su particolari aspetti tecnici della sicurezza nella progressione in montagna o in falesia.
La Commissione è composta di un piccolo numero di persone (max. 11), scelte su proposta dei Convegni Regionali del CAI; questo allo scopo di consentire che, nei limiti del possibile, sia rispettata una rappresentatività regionale. Non esistono Commissioni Regionali, a parte quella Veneto-Friulano-Giuliana (nel seguito CVFG), che va citata per il grande contributo dato alla nostra attività.
La Commissione si avvale però del supporto di consulenti esterni e, per le prove sul campo, della collaborazione di tanti alpinisti, in particolare di Istruttori; un valido sostegno è anche fornito dalla Scuola Alpina Guardia di Finanza. Per le prove di laboratorio il centro dell'attività è a Padova, presso l'università e la Torre di cui diremo.
Nascita e impostazione
La Commissione nasce a metà degli anni '60.
Scopo
della Commissione è lo studio, pratico e teorico, dei problemi legati alla
sicurezza nella progressione in montagna e in parete, nonché delle
caratteristiche di resistenza (e più in generale delle prestazioni) delle
attrezzature alpinistiche.
Questa attività è stata svolta, fin dagli inizi, in stretta collaborazione con la analoga Commissione della UIAA (Unione Internazionale Associazioni Alpinistiche): la Commission de Sécurité.
Buona parte di questa collaborazione riguarda la definizione delle Norme che regolano l'assegnazione , ai prodotti nel campo della attrezzatura alpinistica, del Marchio di qualità, ormai più conosciuto con il suo nome inglese/francese LABEL UIAA, nonché al controllo della corretta utilizzazione del Label da parte dei fabbricanti. Non va però dimenticato che la Commissione Sicurezza della UIAA si occupa anche di tutti gli altri problemi tipici della nostra Commissione, ne siano esempio l'adozione del nostro "mezzo Barcaiolo" (Italian Hitch) come "Nodo UIAA" e più in generale l'attenzione ai problemi di assicurazione dinamica.
Un po' di cronistoria
Nei primi anni '60 i rapporti del CAI con la UIAA sono tenuti dall'ingegnere torinese Giovanni Bertoglio, più noto come Redattore della Rivista del CAI. Poi la Commissione viene ufficialmente fondata; la presiede l'accademico varesino Mario Bisaccia; dopo la sua morte nel 1975 in Caucaso, nel corso di una esercitazione UIAA, l'incarico viene assunto dal Col. Carlo Valentino, allora Comandante della Scuola Alpina Guardia di Finanza (oggi Generale e Presidente FISI). Nel 1980 gli succede Carlo Zanantoni.
Evoluzione dell'attività della Commissione
Negli anni '60 e nei primi '70 l'argomento principale di studio è stato, comprensibilmente, quello della progressione su roccia e ghiaccio e della assicurazione dinamica; si ricordano con nostalgia quegli anni in cui si sono affrontati i problemi fondamentali, in cui dalla collaborazione fra Mario Bisaccia, Franco Garda e Pietro Gilardoni è nato il Mezzo Barcaiolo, il massimo contributo alla sicurezza in arrampicata e ancora oggi, checché si dica, il miglior freno per assicurazione dinamica; pare che Pietro Gilardoni lo abbia scoperto per caso, ma il risultato è dovuto al fatto che I' attività in quegli anni era molto intensa, appassionata e mirata.
Di necessità, il lavoro si è venuto spostando nel tempo verso lo sviluppo delle norme relative alla resistenza degli attrezzi, prima corde e moschettoni , poi piccozze e così via, sempre però dedicandosi appena possibile all'aspetto fondamentale della progressione e della assicurazione dinamica; per marcare l'evoluzione temporale dello studio dei problemi di sicurezza (per la UIAA, non solo per la nostra Commissione), val la pena di citare il contributo alle norme sulla piccozze dato dalle prove di arresto di caduta con piccozza su pendii in neve, nel corso di una riunione UIAA organizzata in Marmolada nel 1976 da Carlo Valentino con la collaborazione della Scuola Alpina Guardia di Finanza, le dimostrazioni fondamentali di assicurazione dinamica organizzate alla palestra di Teolo con la collaborazione della Comm. VFG e la nascita delle mezze-corde durante la riunione UIAA di Venezia 1979.
Negli anni successivi l'attività si è sempre più spostata verso gli studi per la definizione delle norme di resistenza per i materiali, e qui sarebbe troppo lungo fare citazioni; basti ricordare il nostro contributo alle norme su corde, viti da ghiaccio, chiodi da roccia, dissipatori. Negli ultimi anni le norme UIAA sono state (semplificando) assunte come norme europee (EN) e sono così diventate (dal 1995) obbligatorie in Europa.
Fra le attività più recenti va anzitutto citata la realizzazione, in collaborazione con la Commissione VFG, della Torre di Padova, poderoso strumento per le prove di assicurazione dinamica e di caduta in generale.
Attività attuale
Si citano qui, a titolo di esempio, alcune delle attività in corso.
Come si è detto, uno strumento di lavoro di grande importanza per la Commissione è la torre costruita a Padova, che consente voli liberi ma controllati di una massa di acciaio di altezze fino a circa 15 metri. Qui sono stati compiuti (con l'ausilio di apparecchiatura elettroniche per la rilevazione dei dati) studi sulle caratteristiche dell'assicurazione dinamica e dei relativi freni; si sono così confrontati vari tipi di freni e di corde.
Prima alla torre, poi in una palestra rocciosa attrezzata al passo Bordala presso Rovereto, si è studiato il confronto fra l'assicurazione col freno fissato alla parete e col freno in cintura, per commentare i pregi e difetti dei due sistemi e il loro campo di applicazione. Delle prove è stata fatta una ripresa televisiva, che è stata messa a disposizione delle Scuole di Alpinismo e della UIAA.
Si sta ora facendo un altro film, relativo all'uso dei due tipi di imbracatura, correntemente denominati "bassa" e "combinata". Le prove su neve riguardano il modo di trattenere il compagno che cade in un crepaccio; le prove su roccia riguardano la caduta su parete verticale e le conseguenze che l'indossare l'uno o l'altro tipo di imbracatura può comportare per chi cade.
L'attività principale è oggi, e sarà per qualche anno, lo studio del degrado delle corde con l'uso. Può sembrare strano che soltanto oggi si sia giunti a studiare con priorità questo problema fondamentale per la sicurezza; la cosa si spiega con le difficoltà dell'argomento, con la complessità dell'organizzazione e dei mezzi sperimentali necessari, con l'impegno di lavoro richiesto. Per questo anche le altre Associazioni alpinistiche stanno muovendo ora i primi passi in questo campo. Durante l'anno scorso si sono compiuti notevoli progressi nella costruzione dell'attrezzatura e nell'identificazione dei parametri essenziali per lo studio dell'invecchiamento delle corde (invecchiamento si fa per dire, perché una corda non si degrada per il passare del tempo, ma solo in base all'uso che se ne fa); si è studiato il ruolo della camicia nella resistenza di una corda, per vedere poi se il suo degrado sia essenzialmente da imputare alla camicia. Corde e filati sono stati esposti ad irraggiamento ultravioletto, sia per esposizione al sole che in laboratorio poiché i raggi UV degradano il nylon, più o meno a seconda della quantità e del tipo di additivi che i filamenti contengono a scopo protettivo e del tipo di colorante usato. Si stanno facendo prove di resistenza di corde usurate, in montagna e in laboratorio con macchine a tale scopo costruite. Si stanno valutando gli effetti del contenuto di acqua e del ghiaccio nel ridurre la resistenza di una corda. Si in corso di studio casi di rotture anomale di corde, avvenute per motivi ancora sconosciuti. Citiamo infine lo studio sperimentale del comportamento delle corde su spigoli di roccia, di grande interesse perché questo è il meccanismo per cui, nella quasi totalità dei casi, avvengono le rotture in montagna.