LE FASI DEL PROCESSO
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Alle 20,59 il Dc9 Itavia Bologna-Palermo scompare. I morti sono 81. La prima ipotesi è di cedimento strutturale. Partono subito i depistaggi. Una telefonata a nome dei Nar sostiene che sull'aereo c'era Marco Affatigato, estremista di destra legato ai servizi. |
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Trovati in Sila i resti di un Mig 23 libico. |
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Attentato alla stazione di Bologna. 85 morti. |
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Il presidente Itavia Davanzali afferma di avere la certezza che è stato un missile lanciato da un aereo. |
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La relazione della commissione d'inchiesta ministeriale esclude il cedimento strutturale, ma conclude che non è possibile stabilire se è stato un missile o una bomba. |
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Il pm Giorgio Santacroce formalizza l'inchiesta che passa al giudice istruttore Vittorio Bucarelli, che nomina una commissione di periti per stabilire le cause del disastro. |
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La ditta francese Ifremer comincia le operazioni di recupero della carcassa del Dc9. Il recupero sarà incompleto e si concluderà a maggio del 1988. |
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Il collegio dei periti consegna a Bucarelli la relazione con la tesi del missile lanciato da un aereo. |
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La commissione d'inchiesta governativa sostiene la tesi del missile, senza escludere la bomba. |
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Due dei cinque periti si dissociano dalle conclusioni del '89 e sostengono la tesi di una bomba a bordo. |
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L'inchiesta viene affidata al giudice Rosario Priore che nomina un altro collegio di periti. |
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La società inglese Winpol, incaricata di completare il recupero, riporta in superficie la scatola nera. |
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Comunicazioni giudiziarie del giudice Priore contro ufficiali dell'Aeronautica. |
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La commissione stragi approva la relazione conclusiva dell'inchiesta su Ustica, che segnala in modo pesante reticenze e menzogne di poteri pubblici e istituzioni militari. |
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I periti degli ufficiali dell'Aeronautica inquisiti sostengono che si è trattato di una bomba. |
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Per il collegio peritale nominato da Priore è stata una bomba nella toilette dell'aereo, ma due periti presentano un'altra relazione che non esclude il missile. |
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Per la perizia radar consegnata a Priore da un collegio di esperti, oltre al Dc9 c'erano aerei militari. |
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Rinviati a giudizio i generali Bartolucci, Tascio, Melillo e Ferri per attentato contro gli organi costituzionali con l'aggravante dell'alto tradimento e altri 5 ufficiali, mentre dichiara di non doversi procedere per strage perché ''ignoti gli autori del reato''. |
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La procura militare di Roma chiede l'archiviazione dell'indagine sul disastro di Ustica: "Non ci sono i presupposti per rivendicare spazi di giurisdizione da parte della magistratura militare". |
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Il 28 settembre 2000 (ore 9,30) si apre a Roma nell'aula bunker di Rebibbia il processo per la strage di Ustica. |
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La III^ Corte d'Assise di Roma dichiara la nullità dell'attività istruttoria compiuta dal Giudice Istruttore nei procedimenti per il reato di falsa testimonianza contestato agli imputati Pugliese Francesco, Alloro Umberto, Masci Claudio, Notarnicola Pasquale e Bomprezzi Bruno, e dell'Ordinanza di rinvio a giudizio. |
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Aldo Davanzali, presidente dell'Itavia, chiede allo Stato un risarcimento di 1.700 mld per i danni morali e patrimoniali subiti dopo la strage di Ustica. |
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Il processo per il disastro di Ustica resta di competenza della giustizia civile. Lo stabilisce la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso del procuratore militare Antonino Intelisano contro l'ordinanza del gip militare che gli aveva imposto di indagare i quattro generali già sotto processo dinanzi alla III^ Corte d'Assise di Roma. |
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Sintesi dei fatti |
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Dal 1980 al 1999 | |
Nei cieli di Ustica, la notte del 27 giugno 1980, ci fu un "atto di guerra". Nessuna bomba, nessun missile, nessun attentato quindi, nella strage del Dc-9 Itavia precipitato in mare. Ma la collisione tra l'aereo civile e un caccia militare "di nazionalità sconosciuta". Queste le conclusioni del giudice istruttore Rosario Priore, che in una ordinanza ha rinviato a giudizio nove persone. Attentato agli organi costituzionali e concorso in alto tradimento per quattro generali Lamberto Bartolucci, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare, Franco Ferri, ex sottocapo di Stato maggiore della Difesa, Corrado Melillo, ex capo del terzo reparto dello Stato maggiore dell'Aeronautica e Zeno Tascio, ex responsabile del Sios, il servizio informativo. Falsa testimonianza per Francesco Pugliese, generale ex capo di Civilavia, Umberto Alloro, ex funzionario della terza sezione del Sismi, Claudio Masci, ex funzionario della prima divisione del Sismi, Pasquale Notarnicola, generale resposabile della sezione controspionaggio del Sismi e Bruno Bomprezzi, ex capo del secondo ufficio Sios, accusati di falsa testimonianza. | |
Lo scenario della tragedia | |
La sera del 27 giugno del 1980 il traffico aereo era intensissimo. "C'erano velivoli che si immettono sulla traiettoria del Dc9, uno che di certo vi resta nella scia, e un altro, o lo stesso, che a volte se ne allontana sia in quota che in coordinate; un velivolo militare che tenta di penetrare dalla Delta nell'Ambra 14 proprio al passaggio del Dc-9; i due F104 a brevissima distanza dal Dc-9 che si allontanano all'altezza di Grosseto, segnalando emergenza generale. E infine due tracce notate più volte, chiaramente da Ponza verso Sud". Insomma, "il velivolo non è assolutamente solo nè il cielo durante questo tragitto è totalmente sgombro per cinquanta miglia di raggio, come pure si è sempre interessatamente sostenuto". | |
L'ipotesi della collisione con un altro velivolo | |
Il giudice istruttore Rosario Priore parla di "un contesto complesso", caratterizzato da una battaglia tra caccia militari, che ha coinvolto il Dc-9. A determinare la caduta dell'aereo di linea civile potrebbe essere stata la collisione con uno dei velivoli militari, la cui nazionalità però non sarà mai accertata. | |
Il mistero del Mig libico rinvenuto sulla Sila | |
Nel capo di imputazione si fa riferimento al famoso Mig libico che, secondo i vertici dell'Aeronautica italiana di allora, era precipitato il 18 luglio di quell'anno a Timpa delle Magare, sui monti della Sila. Il corpo del pilota e i resti principali del velivolo vennero frettolosamente "impacchettati" e spediti in Libia. Oggi, invece, il sospetto che per tutti questi anni ha accompagnato l'indagine diventa quasi una certezza: quell'aereo militare potrebbe essere stato al centro di una battaglia tra caccia occidentali e quelli del regime di Gheddafi, avvenuta proprio la sera del 27 giugno di 19 anni nelle vicinanze del Dc9. Ma se quella notte il cielo venne attraversato non solo dal Dc-9, ma anche da caccia militari alleati e non, significa che i nove rinviati a giudizio avrebbero fornito falsi elementi per depistare il governo e l'autorità inquirente. | |
L'occultamento delle prove | |
Il magistrato non ha peli sulla lingua e chiama in causa "la miriade di condotte di ostruzionismo e di sprezzo della giustizia, condotte tenute da tutti quei singoli e quelle istituzioni, che se fosse emersa la realtà, ne avrebbero subito onta per omissione di doveri primari". Sotto accusa "gli operatori di ogni sito radar e le tante altre articolazioni dell'Aeronautica militare". Altrimenti, scrive, come giustificare "la scomparsa, presso questa forza ed in tanti altri ambienti ufficiali, di ogni documentazione?". Priore spiega nella sua lunga ordinanza-sentenza che "solo da fogli e foglietti sfuggiti alla eliminazione in qualche centro periferico, e da fasciocli dimenticati in qualche Servizio, o ritenuto innocuo per l'oggetto che vi appariva in copertina, si è potuto riafferrare un filo che sfuggiva e si è tentato più volte di spezzare". | |
I siti radar | |
A questa attività di "occultamento e distruzione di carte", sottolinea il giudice istruttore, hanno contribuito "alti ufficiali, funzionari ed anche semplici impiegati e militari, ai limiti del ridicolo, che hanno negato ogni evidenza, persino quelle documentali". "Il disegno è apparso con tutta chiarezza. Per anni si è detto che mai l'inchiesta sarebbe addivenuta a cognizioni anche minime dei meccanismi di funzionamento dei sistemi radaristici e all'accertamento delle sparizioni senza numero di documenti e che bastasse per la ricostruzione dell'evento quanto già agli atti. Chi guidava questi attacchi era sicuramente a conoscenza che non vi era quasi più la possibilità di ricostruire il prima e il dopo come l'intorno spaziale dell'evento, essenziali per la comprensione dei fatti, perchè tutto era stato distrutto, o era scomparso. Distruzioni e sparizioni non casuali ma tutte in esecuzione di un preciso progetto di impedire ogni fondata e ragionevole ricostruzione dell'evento, dei fatti che lo avevano determinato e di quelli che ne erano conseguiti. Basti pensare che di quello che è successo la sera del 27 giugno di 19 anni fa poco o quasi nulla è stato recuperato. "Eppure i siti radar di Poggio Renatico, di Poggio Ballone, di Ciampino, di Potenza Picena, di Jacotenente, di Licola e di Siracusa erano all'epoca sofisticati e tecnologicamente avanzati". Eppure lì "non si è trovato nè nastri nè registri, tra colpevoli silenzi ed immediate sparizioni". Solo a Marsala è stato possibile recuperare i nastri di registrazione. Peccato, però, i nastri "presentano due vistosi buchi". Ovunque, insomma, "una mano intelligente ha provveduto ad eliminare ogni traccia" che avrebbe potuto aiutare l'autorità inquirente. | |
I quattro generali alla sbarra | |
Priore manda alla sbarra Lamberto Bartolucci, ex capo di Stato maggiore dell'AMI, Franco Ferri, ex sottocapo di Stato maggiore della Difesa, Corrado Melillo, ex capo del terzo reparto dello Stato maggiore dell'AMI e Zeno Tascio, ex responsabile del Sios, il servizio informativo dell'Aeronautica. I quattro avrebbero abusato del loro ufficio: avrebbe depistato, omesso informazioni, impedendo di fatto le indagini sul disatro del Dc-9. I quattro mentirono e abusarono del loro ufficio nel momento in cui esclusero "il possibile coinvolgimento di altri aerei e affermarono che non era stato possibile esaminare i dati del radar di Fiumicino-Ciampino perché in possesso esclusivo della magistratura anche tramite la predisposizione di informative scritte". | |
I cinque ufficiali di Civilavia e Servizi segreti | |
Rinviati a giudizio anche Francesco Pugliese, generale ex capo di Civilavia, Umberto Alloro, ex funzionario della terza sezione del Sismi, Claudio Masci, ex funzionario della prima divisione del Sismi, Pasquale Notarnicola, generale resposabile della sezione controspionaggio del Sismi e Bruno Bomprezzi, ex capo del secondo ufficio Sios, accusati di falsa testimonianza. Pugliese avrebbe affermato di non essersi mai occupato della vicenda quando ricopriva l'incarico di vice capo di gabinetto al ministero della Difesa. Umberto Alloro avrebbe taciuto "circostanze a lui note circa la raccolta presso il Roc di materiale documentale relativo alla caduta del Dc-9 Itavia e del Mig libico e circa i contatti con il Sios". Il generale Notarnicola, invece, avrebbe detto il falso, sempre in relazione al Mig 23. E poi ancora Bruno Bomprezzi che dieci anni dopo la strage, affermava, "contrariamente al vero, che sia lui personalmente, quale capo del secondo ufficio del Sios, sia il Sios in generale, non si erano interessati della caduta del Dc9 ad Ustica nei primi mesi successivi all'evento". | |
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Le 81 vittime della strage di Ustica: i passeggeri e il personale di bordo del volo Itavia 870 |
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