Gladio?
Con orgoglio rivendica la paternità di un "corpo" anti
invasione e ricorda che il mondo, una domenica di ottobre del 1962, fu
a un passo dalla Terza guerra mondiale. L'Italia? Forse non siamo
neanche a metà del guado, forse ci vorrà molto tempo per uscire
dalla crisi economica. Ma ce la farà perché è il Paese che ha uno
dei ceti medi più forti e attivi, ha inventiva e soprattutto una
grandissima capacità di adattarsi ai grandi cambiamenti epocali. Il
quadro politico? Confuso e in continua evoluzione: ci vuole un sistema
elettorale maggioritario alla francese per consentire di creare un
vero centro, altrimenti «saremo condannati» al bipolarismo:
centrodestra o centrosinistra. Ed ancora Berlusconi, Forza Italia,
"thatcherismo" e neo liberismo, Resistenza e Tangentopoli,
Cristoforo Colombo e la Sardegna. Parlare con Paolo Emilio Taviani è
come aprire una finestra su ottant'anni della nostra storia,
praticamente dalla Grande guerra ad oggi. Testimone e protagonista di
tutte le vicende che hanno caratterizzato la nascita della Prima
repubblica, attraverso la tragedia del secondo conflitto, l'esaltante
e drammatica esperienza della lotta partigiana, la fondazione dello
stato democratico e repubblicano, la creazione di una forte e vincente
Democrazia cristiana, il travaglio degli anni '60-'70. E infine il
lento e inesorabile crollo dei partiti sotto il peso di Tangentopoli.
Difficile trovare oggi un personaggio che abbia vissuto tanto e con
tanta intensità i maggiori avvenimenti di questo secolo: Taviani,
insieme a Leo Valiani, Norberto Bobbio, Francesco Cossiga (a questo
gruppo bisognerebbe aggiungere idealmente Giovanni Spadolini) è uno
dei senatori a vita dall'alto spessore morale, politico e culturale.
Un comune denominatore lega questi padri della Repubblica dai capelli
bianchi e ormai sugli ottant'anni: la passione, o meglio, l'amore per
gli studi. Bobbio e la filosofia, Valiani e la storia contemporanea,
Cossiga e il diritto, Taviani e Cristoforo Colombo. Sulle vicende del
grande navigatore genovese e sulla scoperta dell'America è
considerato uno dei massimi esperti mondiali. Nella sua lunga vita di
ricercatore ha praticamente ripercorso tutte le tappe che portarono il
ligure a trovare la via delle Indie navigando verso ponente e quindi
al descubrimiento del nuevo mundo. Ed ha firmato una mole enorme di
pubblicazioni che ricostruiscono i diari, la vita, i viaggi, le gioie
e i dolori di Colombo. «La mia grande soddisfazione -dice - è che
due anni fa, in occasione delle celebrazioni per il Cinquecentenario
della scoperta dell'America, finalmente e ufficialmente è stata
riconosciuta la genovesità di Colombo sia dagli spagnoli che dai
portoghesi. Come si sa, ciascuno Stato voleva attribuirsi l'onore di
aver dato i natali al navigatore». Non è un caso che Taviani abbia
dedicato molti dei suoi studi per dimostrare l'origine genovese di
Colombo. A Genova è nato nel 1912, nel capoluogo ligure ha insegnato
a lungo nella facoltà di Scienze politiche. Lì ha ancora le radici
anche se trascorre parte del tempo a Roma e in giro per il mondo a
tenere conferenze colombiane. A Cagliari è giunto qualche giorno fa,
di ritorno da uno di questi viaggi, in Argentina e Uruguay. Dall'8
settembre 1943 all'aprile 1945 è stato uno dei capi della Resistenza.
Autore di alcuni articoli della Costituzione, è stato prima
consultore e poi deputato. Per 22 anni al governo, ministro della
Difesa, del Tesoro, del Mezzogiorno e dell'Interno, vicepresidente del
Senato e infine senatore a vita. Ecco, in sintesi, il curriculum di
Paolo Emilio Taviani. Nell'intervista che segue non risparmia critiche
all'attuale quadro politico, ma neppure al passato. Con molta
nostalgia per la "vecchia" Democrazia cristiana, che di quel
passato fu protagonista assoluta nel bene e nel male. Per la Sardegna
Taviani prova una affetto che parte da lontano, da quando appena
diciottenne fece un lungo viaggio scoprendo le bellezze naturali e
soprattutto la generosità della gente.
Oggi l'Isola vive un momento di profonda crisi economica. Riuscirà ad
uscire dal tunnel? Secondo il senatore bisogna essere ottimisti: «Ho
il dubbio che le statistiche sulla disoccupazione non dicano tutta le
verità. La realtà probabilmente è meno negativa.
E' vero, la crisi c'è ed è grave. Ma esistono i presupposti per una
ripresa». CARLO FIGARI
SERVIZI
SEGRETI: GLADIO , I NOMI DEL LAZIO |
***
ANSA 1991 *** 6 GEN -
VITERBO,
6 GEN SERVIZI SEGRETI: GLADIO, I NOMI DEL LAZIO (1) -
Sono di Viterbo due appartenenti alla organizzazione Gladio .
Si tratta di Fabrizio Antonelli, generale dell' esercito in
pensione, comandante dal 1970 al 1973 della scuola allievi
sottufficiali con sede nel capoluogo della Tuscia e da alcuni
anni presidente provinciale della Croce rossa italiana, e di
Domenico Galeotti del Re, di 61 anni, nativo di Capranica ma
residente da anni a Viterbo, dove ricopre la carica di
vicedirettore della Cassa di Risparmio di Viterbo. Avvicinato
telefonicamente Galeotti ha dichiarato: ''sono stato gratificato
e lo sono tuttora da questa mia appartenenza all'
organizzazione. La mia scelta e' stata libera e motivata dagli
scopi che l' organizzazione stessa si prefiggeva, quelli di
preservare l' Italia da una possibile invasione di truppe dell'
est. Non si e' mai parlato di politica nel corso delle riunioni
ne' si conoscevano mai i nomi degli altri appartenenti''.
Il gen. Antonelli e' stato invece piu' laconico ed ha dichiarato
semplicemente che ha creduto, nell' appartenere alla Gladio, di
compiere per intero il suo dovere nei confronti della patria.
(ANSA).
6-GEN-91
19:33 SERVIZI SEGRETI: GLADIO , I NOMI DEL
LAZIO (2) (ANSA) - ROMA, 6 GEN -
Una delle persone che figura nell' elenco, Filippo Maria De
Marsanich, risulta essere morto. Secondo quanto ha dichiarato la
figlia, De Marsanich e' morto nel 1978. La donna ha affermato di
non sapere se il padre, un giornalista, avesse fatto parte dell'
organizzazione Gladio . (ANSA).
6-GEN-91
20:36 SERVIZI SEGRETI: GLADIO , I
NOMI DEL LAZIO (3) (ANSA) - ROMA, 6 GEN - Alessandro
Marucci, (e non Marocci, vedi 090/0A), giornalista, di 53 anni,
il cui nome e' compreso nell' elenco, ha dichiarato di non aver
mai fatto parte della struttura Gladio . Marucci anzi si e'
stupito del fatto che il suo nominativo, con dati anagrafici
corrispondenti ai suoi, sia compreso nella lista . Massimo
Grotti, il cui nome compare nell' elenco, non ha voluto smentire
ne' confermare la sua appartenenza all' organizzazione. I dati
anagrafici di Grotti, un funzionario di banca, corrispondono a
quelli contenuti nella lista . (Agenzia Nazionale Stampa
Associata)
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SERVIZI
SEGRETI:
GLADIO, I NOMI DELL'EMILIA ROMAGNA |
***
ANSA 1991 *** 7 GEN (ANSA) -
BOLOGNA,
7 GEN - Ci sono undici persone residenti nel modenese fra le
venti abitanti in Emilia Romagna che risultano iscritte a
''Gladio '' secondo l' elenco diffuso ieri. Quattro dei
componenti l' intera lista sono pero' deceduti in questi
anni. Si tratta di Lamberto Bazzoni, ravennate, professore di
disegno morto a 68 anni nel 1975, del modenese Vittorio Sola,
dell' ex comandante dei vigili urbani di San Mauro Pascoli (Forli'),
Franco Masin e dell' ex maresciallo dei vigili urbani di Bologna
Nerio Naldi, morto nel 1987 a 53 anni. Si sono invece perse le
tracce di Pasquale di Pace che negli anni settanta e' stato
residente a Savignano sul Rubicone (Forli'). Cinque dei modenesi
sono stati partigiani nella brigata ''Italia'' comandata da
Ermanno Gorrieri, esponente della sinistra Dc, in passato
Ministro, che ha sostenuto di non sapere nulla di questa
vicenda. I cinque ex partigiani ''bianchi'' sono l' ex assessore
Dc di Formigine Sisto Ferrari, 69 anni, che ha aderito all'
organizzazione 25 anni fa; un bancario in pensione, Floriano
Ternelli di 64 anni; tre abitanti di Formigine: Pietro Paolo
Cavazzuti, 68 anni; Alfredo Cavazzuti di 69 e un dirigente di
un' impresa ceramica, Mario Giacobazzi di 64. Nella lista
compare anche un altro formiginese ed ex dirigente della Dc,
Emilio Bertoni di 55 anni. '' Posso solo dire - ha dichiarato
Bertoni - che sapevo di appartenere ad una organizzazione
inquadrata nella Nato, ma per ora non voglio aggiungere altro''.
(ANSA)
SERVIZI
SEGRETI: ''GLADIO '', I NOMI DELL' EMILIA-ROMAGNA (2)
(ANSA) -
BOLOGNA,
7 GEN - A proposito delle lettere inviate dal direttore del
Sismi, ammiraglio Fulvio Martini, per sciogliere i
''gladiatori'' dal vincolo del segreto, Bertoni ha detto di non
aver ricevuto ''alcuna comunicazione ne' dal Sismi ne' dalla
Magistratura''. Sull' appartenenza a ''Gladio'', ''non ammetto e
non smentisco niente'' e' stata la risposta di Gabriele Urbani,
50 anni, dal 1946 residente a Bologna. Urbani, ex ufficiale di
complemento nel servizio di motorizzazione dell' esercito, e'
stato richiamato in servizio piu' volte ''ufficialmente - ha
precisato - ed e' possibile controllarlo al distretto militare''.
Urbani ha commentato in modo sarcastico la diffusione dell'
elenco: ''Questa - ha detto - e' proprio una bella Italia''.
Guido Tommasone, 61 anni di Foggia ma residente a Ferrara da
vent' anni ha sostenuto di non aver mai sentito parlare di 'Gladio''
pur avendo lavorato al Sifar dal 1948 quando, sei mesi dopo l'
arruolamento volontario nell' esercito, fu trasferito con altri
a Forte Braschi. ''Come addetto alle intercettazioni dei
messaggi che partivano dalle ambasciate - ha spiegato Tommasone
- vi ho lavorato per cinque anni da militare a altri cinque come
civile''. Licenziato dal Sifar per attivita' sindacali (''da
civile non venni messo in regola''), Tommasone si trasferi' a
Ferrara, (''da allora non piu' avuto contatti con il Sifar'')
dove ha lavorato alla Montecatini, poi Montedison, fino al
prepensionamento nel 1984. Sugli elenchi, Tommasone ha sostenuto
che ''quelli veri li hanno bruciati''. (ANSA).
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GLADIO:
GIRONDA QUERELA GIUDICE MACRI' |
16
DIC 1992 -
ROMA,
16 DIC - L' ex capo nucleo per la provincia di Milano dell'
organizzazione Gladio, Francesco Gironda, ha dato incarico al
suo legale di querelare per diffamazione il giudice calabrese
Vincenzo Macri' che, in un articolo pubblicato dal ''Corriere
della Sera'' aveva dichiarato, secondo quanto riferito da
Gironda : ''su al nord c' erano le Gladio a garantire
controllo e pure stragismo. Qui al Sud la Gladio si chiama
mafia...''. Lo rende noto con un comunicato il portavoce
nazionale degli ex-gladiatori, Bruno Cappuccio, il quale
aggiunge che Gironda ha inviato una lettera al direttore
responsabile del quotidiano milanese per sottolineare come ''in
nessuna inchiesta sul tema Gladio e' emerso, a tutt' oggi, alcun
coinvolgimento, diretto o indiretto, in attivita' di carattere
eversivo che consenta affermazioni di tale natura''. ''La mia
personale esperienza - continua Gironda - in 26 anni di
appartenenza a questa struttura anti-invasione, mi consente di
affermare che quanto dichiarato dal giudice Macri' rappresenta
una calunnia gratuita e pretestuosa per tutti gli ex
appartenenti a Gladio''. Gironda afferma inoltre di
essersi sentito costretto a compiere tale passo anche perche'
''nessuno, a nome delle autorita' politiche e militari che
sovrintendevano ai servizi di sicurezza militare, ne' l' attuale
'servizio' da cui Gladio dipendeva, ha sentito il dovere di
intervenire a tutela dell' onorabilita' dell' organizzazione''.
(ANSA).
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GLADIO:
FONDAZIONE ASSOCIAZIONE VOLONTARI; GEN. CISMONDI |
15
NOV 1993 -(ANSA) -
UDINE,
15 Nov - A nome della neo associazione d' arma di volontari ex
''Stay Behind'', costituitasi ieri a Redipuglia e che avra' ora
sede a Udine con finalita' apartitiche, senza fini di lucro,
patriottica e morale, il generale Giuseppe Cismondi, gia'
comandante di Gladio, per il territorio del Friuli Venezia
Giulia, tra il 1973 e il 1982, ha oggi fatto una dichiarazione.
''Gli organizzatori della riunione a Redipuglia dei volontari
del silenzio - struttura 'Stay Behind' -, desiderano ringraziare
tutti gli organi di informazione per il rilievo dato alla
manifestazione e per la corretta, leale ed esauriente relazione
trasmessa alla pubblica opinione''. Il gen. Cismondi ha poi
sottolineato il compiacimento dei 128 volontari-fondatori di
questa nuova associazione perche' ''nelle varie relazioni si e'
inserito anche il ricordo del maresciallo Vincenzo Li Causi,
caduto in Somalia nell' adempimento del proprio dovere''. Ieri,
come noto, tra i partecipanti c' era anche il generale Paolo
Inzerilli, gia' capo del Sismi, ma il ''grande assente'' e'
stato l' ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga al
quale, anche oggi, il gen. Cismondi ha rinnovato l' invito a
presiedere la nuova associazione, anche a nome di un gruppo di
volontari, quando non sara' piu' indagato.
UDINE,
15 Nov - Il gen. Cismondi, come ha ricordato lui stesso, e'
inquisito dalla procura militare per banda armata. ''Ho redatto
uno studio sul trasferimento in Puglia di un battaglione
dislocato in Friuli. Se fosse finito in mano alla stampa sarei
stato accusato di aver progettato un golpe. Sarei un
delinquente''. Intanto, si sono appresi i nomi dei dieci
consiglieri che fanno parte del nuovo direttivo dell'
associazione. Essi sono: Giorgio Peressin, Giorgio Bursin,
Luciano Scarel, Roberto Spinelli, Maria Cristina
Gironda, Giorgio Mathieu, Marino Valle, Romano Bailo, Lino
Trottel e Vincenzo Reinatti. I maggiori voti sono andati a
Peressin, di Monfalcone (Gorizia), uno dei promotori del raduno
di ieri. Tra gli esclusi dal direttivo, sia pure per pochi voti,
l' ex senatore Claudio Beorchia (Dc), ''gladiatore'' di spicco
in Friuli Venezia Giulia. A salutare Beorchia e un gruppo di
appartenenti alla Gladio e a posare in un fotografia di gruppo
e' stato proprio Cossiga in occasione di una sua visita a Udine,
avvenuta l' 8 febbraio 1992. (ANSA).
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Riecco
i gladiatori, benedetti da Cossiga
Messaggio augurale ai 126 che hanno costituito l'
(r)Associazione italiana volontari Stay Behind Riecco i
gladiatori, benedetti da Cossiga Reducismo e slogan patriottici:
(r)"Siamo cittadini onesti" Rapporti con la mafia per
un golpe? (r)"Balle pazzesche" |
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LA STAMPA 1993 *** DATA 15/11/1993
REDIPUGLIA
DAL NOSTRO INVIATO Eccoli qui, gli ex appartenenti alla Gladio,
quella struttura segreta messa sotto accusa dal giudice
veneziano Felice Casson. Vanno a radunarsi al Palasport, di
fronte ai gradoni del Sacrario. Sembrerebbe una delle comitive
di vecchi alpini, di combattenti e reduci e di familiari,
arrivate in pullman per rendere omaggio ai caduti della Grande
Guerra. Se non fosse per il cartellino rosso, con il disegno di
un' Italia stretta in un cerchio, che portano al bavero della
giacca. Loro sono venuti per fondare l' (r)Associazione italiana
volontari Stay Behind¯ . Non un riesumare quell' organizzazione
che avrebbe avuto compiti d' intervento in caso di occupazione
del territorio italiano da parte dei Paesi dell' Est. Qualcosa,
allora, che pare stare tra le memorie di una forza clandestina
d' impiego anticomunista mandata in congedo, investita dalle
accuse di aver avuto un ruolo anche nelle trame italiane, e un
rilancio in senso patriottico. L' associazione degli ex
gladiatori ha (r)carattere essenzialmente morale, informativo ed
educativo¯ . E questi sono gli scopi dichiarati:
(r)Riaffermare, difendere e diffondere le motivazioni ideali
che, nel culto delle tradizioni patrie e nella fedelta' ai
principi di liberta' , di giustizia, di democrazia, ispirarono
la volontaria adesione degli appartenenti alla disciolta
organizzazione Stay Behind; raccogliere e riunire gli
appartenenti per consolidare i vincoli di fratellanza , amicizia
e solidarieta' ; difendere la reputazione e l' onorabilita'
contro ogni forma di denigrazione e persecuzione, prestando ogni
occorrente assistenza¯ . Centoventisei tra uomini e donne, per
battezzare questa Gladio (r)alla luce del sole¯ . Nella
votazione, un solo astenuto. E poi gli abbracci e qualche pacca
sulle spalle. Non si parli, pero' , di reducismo a questi ex
gladiatori, che adesso non si sa piu' come chiamare. (r)Noi non
siamo mica tornati dal fronte¯ , dice uno. Quale sara' la loro
attivita' , per ora non e' precisato. Qualcuno, intanto, pensa
di offrire all ' ex capo dello Stato Francesco Cossiga la
presidenza onoraria dell ' associazione: (r)Potrebbe essere un
buon presidente¯ . Cossiga era stato invitato al raduno; (r)ma
non ha potuto venire, aveva altri impegni¯ . Pero' ha mandato
un messaggio, auspicando che quella degli ex gladiatori (r)un
giorno possa giustamente trovare posto tra le altre gloriose
associazioni d' Arma¯ . Con questa speranza quelli che hanno
fatto parte della Gladio si sono messi insieme nel palazzetto al
cospetto del Sacrario di Redipuglia. Alla luce del sole sono
rimasti soltanto i giornalisti, gli operatori televisivi e i
fotografi: per tutti vietato l' accesso durante i lavori. Si
resta sulla salitella che conduce all' ingresso, ad aspettare un
portavoce, e qualche ex gladiatore disposto al dialogo. Padre
Silverio Cismondi, frate cappuccino, ha appena finito di
celebrare la Messa. Quando esce se ne va frettoloso, mormorando
qualche parola in latino. Poi si volta e butta la' una frase:
(r)In un' Italia sporca, ci vogliono cittadini onesti¯ .
Mentre, dentro, questi ex componenti i quadri della Gladio
stringono un patto di fratellanza, fuori si mescolano discorsi
tra il vecchio e il nuovo, sulle passate manovre della (r)Stay
Behind¯ , sul campo di addestramento di Capo Marrargiu, sull'
inchiesta del giudice Casson, sulle presunte deviazioni della
vecchia Gladio, sui propositi di quella nuova. C' e' , tra
questi (r)associati¯ , anche la rabbia per le accuse che hanno
travolto la (r)Stay Behind¯ italiana. Il generale Giuseppe
Cismondi, ex comandante della Gladio per la zona del Nord Est,
si meraviglia tra l' altro che Andreotti (r)non sia stato
incriminato per alto tradimento¯ , per aver rivelato l'
esistenza di una struttura della Nato che doveva restare
segreta. Ma al raduno di Redipuglia, tra gli ex gladiatori che
ricompongono le file per fini esclusivamente ideali, piovono
ancora i sospetti, le congetture. Secondo l' ipotesi del giudice
veneziano Carlo Mastelloni, la vecchia Gladio sarebbe ancora
viva e operante. Ma per Francesco Gironda , che comandava a
Milano un' unita' di guerra psicologica e informazione, la cosa
rientra nelle normali operazioni di addestramento dei reparti
del nostro esercito. (r)La Stay Behind e' un' attivita' bellica
che esiste in tutti gli eserciti. Insomma, ci si prepara in
tempo di pace a operare dietro le linee nemiche, nel caso di un'
occupazione del territorio nazionale. Tutto qui¯ . Ma sulla
Gladio di cui qui a Redipuglia si celebrano le rievocazioni,
tornano i sospetti, le voci inquietanti. Qualcuno avrebbe
(r)rivelato ¯ che tra l' organizzazione segreta e la mafia
siciliana ci sarebbe stato addirittura un patto per un (r)golpe¯
. Il generale Paolo Inzerilli, che fu capo della Gladio dal ' 74
all' 86, dice: (r)Questa e' una balla pazzesca¯ . E riprende il
filo delle chiacchiere con gli ex gladiatori. Giuliano
Marchesini
|
Gladio,
esce di scena Francesco Cossiga ma l'inchiesta va avanti
|
ROMA.
I giudici del Tribunale dei ministri hanno archiviato la
posizione dell'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga
coinvolto nella vicenda «Gladio», l'organizzazione clandestina
costituita negli anni cinquanta in base ad accordi tra la Nato e
i paesi aderenti al Patto atlantico. Nell'archiviare la
posizione di Cossiga, che sulla vicenda si autodenunciò
sostenendo che Gladio operò nel periodo in cui egli ricopriva
le cariche di ministro dell'Interno e di presidente del
Consiglio, il Tribunale dei ministri ha recepito anche la
sollecitazione a proseguire gli accertamenti nei confronti
dell'ammiraglio Fulvio Martini, ex capo del Sii, e del generale
Paolo Inzerilli, capo di stato maggiore del servizio segreto
militare, indagati per cospirazione politica. Per questo è
stata disposta la restituzione degli atti alla Procura perché
indaghi su presunte deviazioni della struttura. Sulla posizione
di Cossiga, nella richiesta di archiviazione sottoscritta
dall'allora procuratore aggiunto della Repubblica Michele Coiro
e dai pm Franco Ionta, Giovanni Salvi e Pietro Saviotti, si
affermava che gli originari compiti istituzionali di Gladio
erano legittimi. Nel dicembre del 1991, quando l'inchiesta sulla
struttura «Stay behind» era in pieno sviluppo, Cossiga si
autodenunciò sostenendo che gli doveva essere contestata la
stessa imputazione mossa a Martini e Inzerilli.
Gli atti furono inviati per competenza al collegio per i reati
ministeriali. L'inchiesta su Gladio, della quale facevano parte
622 persone era stata avviata dal giudice istruttore di Venezia
Felice Casson che indagava sulla strage di Peteano. |
Gladiatori
a congresso: «Andreotti ci tradì vendendo i nomi al Pci» |
UDINE.
«Andreotti tradì i patti dell' Alleanza Atlantica e gli
impegni assunti dallo Stato italiano con i «gladiatori»
all'atto dell'arruolamento, autorizzando, come presidente del
Consiglio, la publicazione dei loro nomi». L'accusa, che
riassume anche lo stato d'animo degli ex gladiatori, è stata
formulata ieri a Udine da Francesco Gironda, portavoce
dell'associazione italiana volontari «Stay behind», in
occasione della prima assemblea nazionale del sodalizio. Ai
lavori, durati per tutta la mattinata, hanno partecipato quasi
200 ex gladiatori dei 622 presenti nell'elenco ufficiale
dell'organizzazione, ma sono mancati i politici, i
rappresentanti del governo e soprattutto l'ex presidente della
Repubblica Francesco Cossiga, socio onorario del sodalizio, che
però ha inviato un telegramma.
Queste assenze non hanno fatto che suffragare le accuse e le
proteste dei diversi relatori e intervenuti, che hanno sostenuto
di essere stati abbandonati e fatti oggetto di una campagna di
disinformazione tale da suscitare dubbi sull'attività svolta
negli stessi ex gladiatori. Lo hanno sottolineato, oltre a
Gironda, il presidente dell'Associazione, Giorgio Brusin, il
socio onorario e medaglia d'oro Edgardo Sogno e l'ex capo della
organizzazione «Stay behind», generale Paolo Inzerilli, che ha
presentato un suo libro «Gladio, la verità negata». Gironda,
già responsabile in Gladio della guerra psicologica, ha fatto
un'accorata riscostruzione del naufragio dell'organizzazione.
Dal suo punto di vista, la pubblicizzazione dei nomi dei
volontari della struttura segreta italiana anti e post
invasione, avvenuta nell'estate del 1990, fu causata da una «coincidenza
di interessi tra il presidente del Consiglio Andreotti, di una
parte delle forze di governo di allora ed il gruppo dirigente
del Pci». «Andreotti - ha spiegato Gironda - offrì il «caso
Gladio» al Pci, sperando di riceverne un possibile sostegno ad
una sua evenutuale candidatura alla presidenza della Repubblica
in caso di dimissioni di Cossiga. D'altra parte - ha aggiunto
Gironda - il Pci, poi Pds, vide aprirsi una nuova stagione
consociativa e maturare concrete speranze di un suo
contemporaneo ingresso nell'area di governo». Sempre secondo il
portavoce di Gladio, «il Pci approfittò con disinvoltura
dell'offerta per costruire e propagandare l'ipotesi di una
gigantesca congiura, imperniata proprio su Gladio, che avrebbe
impedito fino ad allora ai comunisti il raggiungimento per via
elettorale del governo». «La stessa offerta -ha detto ancora
Gironda -consentì di alzare una cortina fumogena sulle
testimonianze dei delitti del «triangolo della morte» che
proprio allora riemergevano e sulle complicità del Pci». Nel
gioco, per Gironda «entrarono poi magistrati e stampa». Pur
rilevando che «la partecipazione attiva di un consistente
numero di magistrati inquirenti» non si sa se sia stata
completamente consapevole, Gironda non ha risparmiato il mondo
dell'informazione. A tale proposito egli ha fornito i dati su
due anni di osservazione, a cominciare dall'inizio della
vicenda, nel corso dei quali sono stati pubblicati oltre 2.000
articoli su Gladio soltanto sui 10 maggiori quotidiani e 250
servizi sui nove principali settimanali «meno dell'otto per
cento di questi articoli e servizi - ha notato Gironda -hanno
riportato testimonianze dei gladiatori che, per altro, sono
stati definiti illeggittimi, anticomunisti viscerali, contigui
ai servizi deviati, mafia, terrorristi, neonazisti e altro
ancora». |
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