I.17.2. I DANNI CAGIONATI DA MISSILI SU AEREI

Sin dal 1990 si osservò che gli accertamenti che erano stati condotti dal Collegio BLASI sul funzionamento delle teste di guerra dei missili e sui loro effetti sulla struttura di aereo in volo apparivano del tutto inadeguati. Essi, infatti, si basavano essenzialmente sulla relazione del dr. SPOLETINI, a sua volta condizionata dai limiti di un segreto militare che appariva francamente assurdo, in considerazione della comune disponibilità - su qualunque rivista specializzata - di informazioni assai più dettagliate di quelle rese utilizzabili per i periti in forma processuale.

Si chiesero e ottennero, quindi, accertamenti sia di carattere istruttorio che peritale, che fornissero al Giudice e ai Periti, in forma processualmente utilizzabile, elementi valutativi seri.

Il Collegio balistico - esplosivistico rispose ai quesiti con la relazione in data 14 aprile 1994, nella quale sono affrontate con chiarezza tutte le principali questioni che in materia si erano poste, in particolare circa la possibilità di trasferimento di residui incombusti di esplosivo all'interno dell'aereo, in conseguenza della detonazione di una testata missilistica.

Su tale punto gli esperti conclusero che "nessun residuo di sostanza esplosiva incombusta (in quantità analiticamente rilevabili) può penetrare all'interno di un velivolo a seguito dell'esplosione di una testa di guerra di un missile aria - aria, sia nel caso di veicolazione di schegge, sia nel caso di veicolazione da parte della nube dei gas di esplosione".

Particolarmente importante è stato, poi, il contributo del Prof. HELD, (129) la cui competenza non è posta in dubbio da nessuna delle parti.

Il Prof. HELD ha descritto, in maniera sintetica ma esauriente, le caratteristiche principali dei diversi ordigni impiegati nel 1980 e ha indicato gli strumenti concettuali utilizzabili per individuare le tracce dell'esplosione di una testa di guerra, in considerazione dei diversi tipi di testate e di spolette e di sistemi di localizzazione del bersaglio e guida del missile.

Il complesso delle informazioni così rese disponibili può essere sintetizzata, limitatamente agli effetti riscontrabili sul bersaglio, nei seguenti fatti:

(128) Relazione critica, pag. 8/4.
(129) Cfr. in particolare l'elaborato "Missili contraerei", datato 22 settembre 1993 (recante in copertina la data 29 luglio 1993) e depositato il 23 settembre 1994.

- L'obbiettivo per il quale vengono costruiti missili, quali quelli di cui si ipotizza l'utilizzo, è di causare l'abbattimento di oggetti in volo. Nella loro progettazione, di conseguenza, si pone particolare cura perché si realizzi la massimizzazione degli effetti distruttivi.
- Gli effetti distruttivi si verificano in primo luogo per l'esplosione della testata. Questa è quindi realizzata in maniera tale da determinare, con la sua esplosione, la maggiore probabilità di raggiungere il bersaglio.
- Gli effetti distruttivi derivano sia dall'onda d'urto causata dall'esplosione (blast), cui sono associati fenomeni termici, sia dalla proiezione di una serie di frammenti metallici.
- Tali frammenti metallici provengono in buona parte dalla struttura della testata, che è progettata proprio al fine di causarli; in alcuni casi la testata è costruita in modo tale da generare frammenti predisegnati, che si disperdono secondo modalità predefìnite, al fine di aumentare la probabilità di raggiungere il bersaglio e di causare danni consistenti.
- Tra le testate così progettate ve n'è in particolare quella denominata "continuous Roa", che genera frammenti che, nella fase iniziale, si dispongono in un cerchio che si dilata - mantenendosi per un certo periodo integro - progressivamente e che è proiettato in avanti secondo un angolo predeterrninato, per effetto congiunto della velocità del vettore e dell'impulso causato dall'esplosione.
- I missili destinati all'impiego contraereo sono muniti di spoletta di prossimità (TDD - Target Detecting Device) e di spoletta ad impatto. Se la dinamica relativa del velivolo bersaglio e del missile è tale da determinare l'innesco della spoletta di prossimità, l'impatto del corpo residuo del missile con il bersaglio e una possibilità remota. Se tale dinamica è invece tale da determinare l'innesco della spoletta ad impatto, l'esplosione della testata avverrà nelle immediate vicinanze del bersaglio o addirittura al suo intemo.
- Le caratteristiche complessive del missile condizionano le scelte sulle modalità di attacco.
- E' possibile calcolare - a seconda dei diversi tipi di missile e delle diverse testate, nonché del rapporto dinamico tra missile e bersaglio - l'angolo di dispersione dei frammenti preformati e quello delle componenti residue del missile e quindi ricercarne gli effetti sul bersaglio secondo criteri predefiniti.

Ora è pacifico, non essendo affermato il contrario da nessuno, ad eccezione di quanto appresso si dirà a proposito degli elaborati dei Consulenti della parte civile ITAVIA, che sulle parti recuperate del DC9 non vi è alcun segno di impatto di schegge di testata di guerra o di fenomeni di esposizione a blast.

Come s'è quelli che tali erano ritenuti dal Collegio BLASI non reggono a un esame approfondito, sulla base anche dei nuovi e più completi accertamenti peritali e dei reperti successivarnente recuperati.

Assolutamente chiaro in proposito e il Prof. HELD in una nota redatta per il Collegio peritale e nella quale sono messi a tutto gli elementi valutati gita rappresentati nello scritto innanzi citato. Afferma dunque HELD (130):

"I missili antiaerei aria - aria sono progettati per colpire il bersaglio o per lo meno per passargli vicino .... Negli anni '80 e prima sono stati utilizzati essenzialmente due tipi di dispositivi autocercanti:
- dispositivi autocercanti IR per missili autonomi
- dispositivi autocercanti a radar semiattivo che necessitano di un aeroplano che 'agganci ' il bersaglio.

Prima del lancio i dispositivi autocercanti vengono indirizzati verso il bersaglio dall'aeroplano che ha a bordo i missili. Unicamente dopo che il pilota ha ricevuto un segnale di ritorno positivo che il dispositivo autocercante ha agganciato il bersaglio, i missili possono venire lanciati. Il dispositivo autocercante IR era in grado di attaccare un aereo soltanto dall'emisfero posteriore negli anni '80 e prima. Il dispositivo autocercante era in grado di 'vedere' solamente la scia calda del/dei motore/i.

Il dispositivo autocercante a radar semiatavo (SAR) ha bisogno di un aeroplano che agganci il bersaglio. Esso riceve la radiazione riflessa dal bersaglio. (131)

Tutti i missili con dispositivi autocercanti IR o SAR si avvicinano al bersaglio con il cosiddetto "andamento a guida proporzionale". Ciò significa che il punto di intercettazione viene predeterminato prima dal computer dell'aereo che trasporta i missili e questa informazione viene trasmessa al missile. Questo percorso viene poi corretto dai segnali del dispositivo autocercante mediante il computer di bordo del missile. Questo sistema di navigazione dà una buona sisma degli angoli di intersezione (angolo statico) tra la direzione di rotta del bersaglio e la direzione di rotta del missile, se sono conosciute le posizioni di lancio e del bersaglio.

(130) Tracce di collisione di missili sul DC9?", nota del 20 dicembre 1993.
(131) La differenza tra sistemi IR e SAR è ben illustrata dalla figura allegata, tratta dalla relazione HELD del 20 settembre 1993; nella figura non è rappresentata però l'ipotesi di IR Seeker con capacità di attacco antero-laterale; il punto è discusso oltre.

Impatto diretto. La ricostuzione dell'aereo con i pezzi recuperati nel mar Mediterraneo, effettuata a Pratica di Mare, è stata analizzata con attenzione. Non è stato possibile notare i tipici danni provocavi espansiva né frammenti dell'esplosione di una ogiva di un missile antiaereo. Non c'è il tipico foro causato dall'onda espansiva dell'esplosione di una carica ad alto esplosivo o la tipica propagazione circolare di fori di un'ogiva dirompente.

L'esame delle fotografi e frattografiche delle lesioni nel rivestimento della fusoliera mostra genericamente l'azione tipica di forze di trazione causate da sollecitazioni di flessione e non lesioni causate da un carico esterno di un'onda espansiva.

Non è possibile descrivere in forma particolareggiata qualcosa che non c'è. Quindi l'espressione "non è visibile alcun effetto tipico dell'onda espansiva né di un'esplosione dirompente sui rottami del DC9" è per questo molto sintetica! (c.vo nostro).

Nel caso di un impatto diretto l'ogiva si trova a una distanza molto ravvicinata rispetto al bersaglio e quindi il danno risulta chiaramente visibile. Se non si riesce a trovare alcuna traccia, ciò costituisce un chiaro indizio del fatto che nessun missile ha colpito direttamente l'aereo. Se un missile colpisce direttamente l'aereo bersaglio e la testata esplosiva viene fatta esplodere da una spoletta a percussione, che viene sempre progettata come aggiuntiva in un missile, in tal caso oltre ai danni provocati dall'esplosione e dalla frammentazione dell'ogiva, vengono prodotti numerosi frammenti che danneggiano il bersaglio attorno al foro d'entrata. Il numero dei detriti oltre ai frammenti dei componenti del missile collocati attorno all'ogiva dipende molto dalla struttura del missile e dell'ogiva ecc. ma senza alcun dubbio il numero dei frammenti aumenta drasticamente. Essi vengono utilizzati in vari esperimenti come uno strumento letale aggiuntivo e come effetto extra per gli aerei attaccanti.

Esplosione a distanza ravvicinata. L'unità di puntamento, di guida e di controllo dei missili non funziona in modo così perfetto da ottenere sempre degli impatti diretti. Una delle ragioni di ciò è che il dispositivo autocercante "vede", con l'avvicinarsi del bersaglio, più punti di barbaglio (centri di riflessione) che variano di intensità e creano problemi al computer della sezione di guida e controllo. Ma i missili hanno una testata appositamente progettata, insieme a una spoletta di prossimità, entrambe ottimizzate assieme per ottenere un'alta efficacia anche nel caso che il missile passi il bersaglio a una distanza ravvicinata, lontano pochi metri, normalmente a distanze inferiori a 5 - 10 metri. La spoletta di prossimità, quando il missile raggiunge, rispetto al bersaglio, la posizione migliore per ottenere la maggiore probabilità di distruzione - cioè il maggior numero possibile di frammenti che colpiscono il bersaglio - innesca il detonatore elettrico nella sezione di sicura e armamento, che innescherà la carica ad alto esplosivo. La detonazione della carica ad alto esplosivo accelererà i frammenti in maniera tale che questo sciame circolare di frammenti in espansione colpirà il bersaglio.

Questo sciame circolare di frammenti si evidenzia in modo chiaro in una serie di fori dischiusi in una linea a striscia - dritta o leggermente incurvata - sul bersaglio. Questi frammenti perforano sempre il sottile rivestimento, non perdendo quasi velocità, e fuoriescono nella stessa direzione se non vengono fermati nel loro cammino da materiali molto più spessi e molto più resistenti.

Da un esame molto attento di ogni singolo pezzo del DC9 a disposizione non risulta alcun foro di entrata o uscita di frammenti nella fusoliera o sulle ali (gr.to nostro)

Effetti della vaporizzazione. Se frammenti con velocità molto alte colpiscono pezzi di lamiera più spessa e più resistente appartenenti al bersaglio, vengono frantumati e parzialmente vaporizzati. Questo materiale reagisce in parte con l'ossigeno dell'aria. Ciò riscalderà l'aria nel volume dato e ciò significa una pressione più alta in uno spazio chiuso. Simili effetti producono i cosiddetti structural Kills. Questo materiale frantumato o evaporato si trova normalmente sotto forma di uno strato molto sottile sulle superfici interne, simile a uno strato di metallizzazione per vaporazione. Nulla di simile è stato trovato ... Il rivestimento del bersaglio è, d'altro canto, troppo sottile perché possa verificarsi una reale frantumazione o vaporizzazione di materiali di frammenti, considerando che essi dovrebbero colpire il rivestimento dell'aereo con una velocità tra i 1.800 e i 2.000 mt./sec. I frammenti vengono realizzati per avere una certa resistenza, altrimenti non resisterebbero all'accelerazione della detonazione, pari a molti milioni di G. Quindi essi hanno una sufficiente resistenza rispetto alla scarsissima sollecitazione d'urto determinata dall'impatto con sottili lamine di scarsa densità.

Traiettoria. (Stabilite le posizioni relative dell'aereo attaccante e del DC9 - bersaglio, desunte dai dati radar, e le posizioni al momento del lancio, HELD indica l'angolo statico di intersezione e quello dinamico). Valutando con attenzione queste indicazioni, dovremmo trovare segni dell 'impatto di frammenti per lo meno sulle ali, se non sulla fusoliera. Ma non è stato possibile rinvenire alcun indizio (di tali segni)".

Come si vedrà, la conclusione di HELD circa i danni necessariamente da rinvenirsi almeno sulle ali (rectius sull'ala destra) coincide pienamente con quella - più ampiamente argomentata - dei Consulenti della parte civile ITAVIA.

La mancanza di elementi obbiettivi di riscontro dell'ipotesi missilistica non dipende, come ritenuto dai Consulenti di parte civile, dal fatto che il Collegio peritale abbia concentrato la sua attenzione sull'ipotesi di esplosione interna, omettendo qualunque accertamento in direzione diversa. (132) Infatti ogni suggerimento in direzioni diverse da quella dell'ordigno esplosivo fu seguito non solo dal Collegio peritale, ma anche dall'Ufficio e persino con la formulazione di specifici quesiti ai Periti chimici e metallografici; fu disposto un autonomo accertamento peritale, da parte di soggetto di grande esperienza (prof. HELD) e che ha fornito utilissime informazioni; l'ipotesi di esplosione esterna è stata poi accuratamente vagliata, senza alcun pregiudizio, da parte del Collegio esplosivistico.

Di alcuni di questi accertamenti, su aspetti che furono controversi, si darà ora conto

 

I.17.8. IPOTESI DI ESPLOSIONE A DISTANZA DELLA TESTATA E DI IMPATTO DEL CORPO DEI MISSILI

 

Questa sostanziale assenza di elementi attribuibili ad esplosione esterna, che deve essere considerato un dato di fatto, viene spiegata con la possibilità che la testata di guerra del missile sia esplosa a distanza, a causa dell'angolo di avvicinamento alla fusoliera del DC9, e che quindi solo pochi frammenti abbiano colpito il DC9.

Già nel 1992, a recupero e ricostruzione del relitto non completi, PROTHEROE osservava:

"La ricostruzione del relitto a Pratica di Mare è stata esaminata molto attentamente per trovarvi eventuali tracce di danneggiamento provocato da frammenti di una testata a frammentazione o ad aste discrete o continue. Queste testate di guerra ad elevata energia generalmente producono danni chiari, molto caratteristici e facilmente identificabili. I danni provocati dalle aste o dai frammenti a bassa energia di una testata di guerra, oppure dall'involucro del missile o da altri componenti, sulla struttura dell'aereo non lasciano tracce altrettanto univoche e facilmente identificabili, anche se sarebbero comunque evidenti ad un occhio allenato.

Non sono state trovate tracce di danni provocati da un missile sui frammenti visibili della ricostruzione del relitto".

E ancora, definitivamente:

"I danni di elevata energia prodotti da testate missilistiche generalmente mostrano tracce caratteristiche che sono abbastanza facili da riconoscere, ma eventuali penetrazioni a bassa velocità e danni provocati dal corpo del missile sono più difficili da differenziare dagli altri tipi di danneggiamento. Lo studio del relitto non ha rivelato le tracce tipiche del danneggiamento provocato da un missile - sia esso a frammentazione o ad aste discrete o continue.

Il danneggiamento provocato da missili con testata ad aste o a frammentazione assume la forma (all'incirca) di un cono, prodotto dalle traiettorie delle aste o dei frammenti mentre si irradiano verso l'esterno e in avanti dalla testata missilistica che avanza. L'angolo di questo cono, man mano che le parti della testata si propagano esternamente verso l'obiettivo (in questo caso, il DC9) viene controllato dal vettore risultante della velocità del missile rispetto all'obiettivo e della velocità di propagazione radiale delle aste o dei frammenti.

Le aste collegate dei missili con testata ad aste continue producono un cono con parete relativamente sottile, quando si espandono esternamente dalla testata del missile. Il cono prodotto dalle aste discrete o dalle testate a frammentazione é più spesso, con i frammenti o le aste che emergono in coni interni ed esterni e formano una fascia meno concentrato.

E' improbabile che una testata a frammentazione possa aver prodotto danni sulla sezione mancante della fusoliera superiore della zona 3 senza aver lasciato anche tracce caratteristiche sulla struttura circostante, soprattutto le ali, le superfici della coda e le gondole dei motori. E' improbabile anche che il missile con testata ad aste continue possa aver prodotto simili danni, ma dato che la fascia delle aste continue é più pulito, il potenziale é anche maggiore rispetto ai missili a frammentazione.

Uno studio preliminare per mezzo di un modello CAD del DC9 e un missile ad aste continue tipo, facendo l'ipotesi dell'apertura del cono di 120°, suggerisce che potrebbe essere possibile per una testata ad aste tagliare la parte posteriore della fusoliera da sopra senza danneggiare i motori, le ali o la coda. Da questo studio molto limitato sembra che ciò possa succedere solo entro un intervallo molto limitato di vettori di intercettazione e di posizioni di lancio della testata - tutte relative ad un missile che si avvicina da davanti e da sopra il DC9. La f ig. 11 mostra un diagramma con la visualizzazione di queste condizioni. Un diagramma mostra il cono che si sovrappone appena anche alle ali, oltre che alla fusoliera, ma se la testata dovesse detonare una frazione di secondo più tardi il cono intersecherebbe la sola fusoliera. A queste stadio delle analisi non sembra probabile che la traiettoria di avvicinamento del missile da dietro il DC9 possa evitare di produrre danni di sovrapposizione alle ali, alla coda o ai motori, che sarebbe evidente anche sulla ricostruzione del relitto. Con sono state ancora adeguatamente valutate altre traiettorie di avvicinamento, per esempio, da sotto il DC9.

Bisogna sottolineare il fatto che i giudizi espressi sopra sono preliminari e basati su una valutazione prevalentemente intuitiva dei parametri del cono della testata. Un'analisi più dettagliata potrebbe modificare queste conclusioni.".

La valutazione di PROTHEROE, basata sulla determinazione "intuitiva" del cono di frammenti, è stata in realta conferrnata dai successivi approfondimenti, basati sulla forrnulazione di modelli di proiezione delle schegge, nelle più diverse configurazioni e con differenti modalità di moto relativo con il DC9.

Questa indagini sono state condotte sia dallo stesso PROTHEROE che nell'ambito delle perizie disposte dall'Ufficio che dai consulenti delle parti private. Non è stata individuata alcuna ipotesi di esplosione di una testata missilistica che potesse al contempo determinare i danni patiti dal DC9 e causare i danni (non) riscontrati sulla superficie esterna dell'aereo.

Della seconda serie di indagini peritali si darà conto in proseguo. Sin dal maggio 1992 fu esplorata la possibilità che un missile avesse abbattuto il DC9, senza lasciare tracce rilevabili sulle parti dell'aereo recuperate.

C. PROTHEROE, incaricato di questo accertarmento, partì dalla constatazione dell'assenza di tracce sulle componenti recuperate ed utilizzò un programma di simulazione degli effetti di una testata bellica, al fine di individuare una geometria di scoppio e un angolo di approccio del missile, che potessero aver causato danni sulle parti mancanti, senza generarne in quelle rinvenute. Al tempo della simulazione, l'unica area che presentasse vaste parti mancanti era quella della fusoliera posteriore (zona 3 dell'aereo nella ricostruzione PROTHEROE). In realtà, le successive operazioni di recupero nelle zone E e F ha consentito di aggiungere altri frammenti, alcuni dei quali di notevole dimensione, cosicché i risultati ottenuti dal tecnico britannico dovrebbero esser valutati con ancora minore possibilità.

Fu prescelto un tipo di testata che proiettasse i frammenti a"fascio chiuso", così da giustificare una localizzazione del danno e la mancanza di diffusione delle schegge. Sono state poi definite la velocità del missile e diverse ipotesi di angolo relativo con il DC9. E' stato quindi costruito un modello di "cono" di proiezione dei frammenti.

Si illustrano in allegato le diverse ipotesi. "I risultati mostrano che vi sono prospettive molto limitate perché un missile a fascio chiuso abbia danneggiato la parte mancante della fusoliera senza danneggiare anche altre parti dell'aeromobile, in particolare le ali le navicelle (cioè le gondole dei motori) e senza lasciare prove di tali danni. La possibilità di un coinvolgimento di un missile con testata a frammentazione è pertanto ancora più limitata". (141)

Va esaminata però la possibilità che il missile non abbia lasciato tracce rilevabili dei suoi effetti. Essa, contrariamente a quanto rilevato dai Consulenti di parte civile, è stata approfonditarnente esaminata dal Collegio peritale SANTINI sin dal 1991, come risulta dai verbali delle riunioni del Collegio e dai materiali di discussione predisposti per le riunioni.

In molti drafts si discute approfonditamente di tale ipotesi, cercando di ricostruire traiettorie del missile, geometrie di diffusione dei frammenti, traiettorie delle parti del missile residue, dopo l'esplosione della testata, compatibili con le caratteristiche di funzionamento dei sistemi di ricerca e guida del missile e con i danni riportati dal DC9.

Tale possibilità potrebbe dipendere:

- dall'esplosione di una testata di guerra in posizione tale che né i frammenti della testata né il blast abbiano colpito la struttura del DC9 in parti recuperare
- dall'impatto diretto del missile con la struttura dell'aereo
- da una combinazione dei due casi sopra indicati

(141) Rapporto 2 maggio 1992, il cui apparato iconografico si allega.

Le diverse ipotesi sono anche state prospettate da Consulenti tecnici di parte, o per sostenerle o per contrastarle.

Benché, come si è visto, sin dal 1992 si fosse già approfondita la tematica, in particolare attraverso lo studio di PROTHEROE di cui s'è dato ampio conto, si è ritenuto opportuno riesaminare quelle conclusioni alla luce anche delle prospettazioni di parte civile.

Il Collegio peritale SANTINI ha escluso che tutte queste ipotesi possano trovare fondamento negli elementi di fatto derivanti dall'esame del relitto. Questa conclusione è condivisa dei requirenti, per le ragioni che appresso si evidenzieranno.

I.17.12. CONCLUSIONI SULL'IPOTESI DI ABBATTIMENTO PER MEZZO DI MISSILI

 

Queste notazioni esimono dall'affrontare diffusamente il tema dello scenario nel quale avrebbe potuto inserirsi l'attacco missilistico (si intende qui non quello di carattere politico, ma dei necessari supporti di natura tecnica). Questo approfondimento sarebbe infatti necessario qualora gli elementi di fatto raccolti circa i danni patiti dal velivolo rendessero ipotizzabile l'abbattimento da parte di un missile.

Va qui solo osservato che non possono non essere condivise le perplessità avanzate in proposito -dall'imputato MELILLO, in una sua memoria di replica alle osservazioni dei Consulenti di parte. Il tema della dello scenario non può essere affrontato e risolto in termini semplicistici, quasi si trattasse di un argomento non più tecnico, aperto alle più diverse valutazioni. Anch'esso è legato non solo -come ogni affermazione che abbia spazio in un procedimento penale - a rigidi meccanismi di prova in fatto, ma anche a valutazioni di carattere strettamente tecnico, oggetto di indagine peritale. In altri termini, anche le dinamiche di scoperta ed acquisizione del bersaglio, di guida dell'intercettore, di condotta evasiva, di rapporto con Enti (basati a terra, o su navi o su altri aerei) in grado di dirigere e guidare l'aereo attaccante, necessiterebbero del medesimo grado di approfondimento e di accuratezza tecnica, richiesto per affermare come veri altre parti del giudizio peritale.

Degli aspetti relativi alle comunicazioni tra Siti radar, della presenza di navi e aerei appartenenti ad altre Nazioni, di possibili obbiettivi che abbiano determinato l'aberrazione del colpo si parlerà in altra parte delle requisitorie, quando si affronterà il temuta della complessità dello scenario radar e delle condotte dei militari addetti al controllo dello spazio aereo. Si può anticipare che:

1. risulteranno effettivamente in volo aerei che, per codice SIF e sulla base di altre informazioni, possono essere ritenuti del tipo AWACS e cioè dotati di strumenti di scoperta e di conduzione di altri aerei.
2. vi sono elementi di vario genere che fanno ritenere possibile la presenza di una nave portaerei nella zona d'interesse, di nazionalità non accertabile con sicurezza.
3. nelle comunicazioni tra i Centri della Difesa aerea vi sono comunicazioni attinenti a traffico militare sconosciuto.
4. il materiale documentale in proposito è incompleto e in parte manipolato.
5. vi era una situazione di forte tensione internazionale, particolarmente acuta tra Italia, Stati Uniti e Libia, che coinvolgeva anche altri Paesi.
6. vi sono ragioni per dubitare che il MIG 23 recuperato il 18 luglio 1980 sia in realtà caduto in una data antecedente.

Ma deve affermarsi anche che, focalizzando l'indagine di carattere generale sugli aspetti direttamente correlabili con l'intercettazione,

In primo luogo, va escluso che l'aereo o gli aerei attaccanti possano avere scoperto e acquisito il bersaglio (costituito dal DC9 o da ciò che dietro l'aereo si nascondeva) senza l'assistenza di altri aerei o di controllori basati a terra o su navi. Se infatti si accetta l'ipotesi che la traccia segnata da detto aereo sia costituita in parte dai punti -17 e -12, deve anche dedursene che il DC9 si trovava circa 13 - 14 Krn. dietro l'aereo attaccante, nel momento in cui si sarebbe verificata la modificazione di rotta, per convergere su quella del DC9. Né può ragionevolmente supporsi che la scoperta del bersaglio possa essere avvenuta in precedenza, nell'ipotesi che i punti suddetti possano essere ricollegati alle tracce c.d. PR, perché cio avrebbe dovuto comportare una geometria d'attacco completamente diversa, come indicato da tutte le fonti acquisite nel procedimento, e cioè non ortogonale ma di coda.

Del tutto infondata è poi l'ipotesi che il DC9 ITAVIA possa essere stato confuso con il volo Air Malta, giacché questo era in una posizione completamente diversa, par percorrendo la medesima rotta.

Possono dunque essere tratte alcune conclusioni provvisorie, limitatamente agli elementi desumibili dall'esame del relitto e con riserva di affrontare in seguito altri aspetti.

L'esame particolareggiato di ogni frammento recuperato del DC9 esclude che vi simo segnature di impatto di schegge di missile o di frammenti del missile e della sua testa di guerra.

L'esame della fusoliera esclude che vi siano tracce macroscopiche di tali impatti.

Non vi sono nemmeno tracce riconducibili agli effetti di blast.

Deve anche escludersi che all'interno della fusoliera e negli oggetti in essa contenuti vi siano tracce riconducibili agli effetti della detonazione di una testa di guerra o all'impatto con il corpo del missile o con suoi frammenti.

Unici elementi di, sia pur modestissima, incerta sono costituiti dal rinvenimento di tracce di TNT e T4 e dalle schegge 6-4Mii e 52-1M.

L'ipotesi che il DC9 sia stato colpito da missili è dunque priva di supporto probatorio, per ciò che concerne gli elementi desumibili dall'esame del relitto (e salvo quindi quanto si dirà appresso circa i dati radaristici).

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