Che cosa significa Ju Jitsu / Jiu Jitsu ?
Il Ju Jitsu è una disciplina orientale sviluppata
dall’uomo per la sua sopravvivenza e difesa personale.
Il Ju Jitsu non è solo una serie di movimenti dinamici
ma diventa una disciplina intesa come filosofia di vita.
In che cosa consiste?
E’ uno sport completo dal punto di vista fisico,
infatti, troviamo sia colpi (detti atemi) portati con
mani, piedi, gomiti e ginocchia, prerogative della
difesa a distanza, sia le proiezioni, leve articolari,
ostruzione delle vie respiratorie e sanguigne,
immobilizzazione, stimolazione di punti sensibili e
nervosi. Infine non è subordinato alla forza sviluppata
dai muscoli, perché lo sforzo impiegato in attacco, da
parte dell’avversario grazie a leggi fisiche naturali si
trasforma in mezzo di difesa.
E’ uno sport agonistico?
Sì, esistono diverse manifestazioni agonistiche cui
tutti gli anni partecipa un folto gruppo di allievi di
ogni categoria appartenente alla selezione nazionale.
Esistono poi anche manifestazioni agonistiche a scopo
selettivo.
Ci sono delle gare anche internazionali?
La squadra nazionale partecipa annualmente a diverse
gare tra cui Europei e Mondiali.
Quanto tempo ci vuole per affrontare una gara?
Non esiste un tempo preciso dipende dalla determinazione
e dalla predisposizione verso l’arte dimostrata dal
singolo individuo: esistono, infatti, più categorie
agonistiche e sono previsti incontri anche tra allievi
che non abbiano la medesima cintura. Questo perché
spesso le gare sono un momento di apprendimento e
miglioramento, durante un incontro l’allievo cerca di
metter in pratica quello che impara nelle ore di
allenamento.
Ci sono manifestazioni in programma cui è possibile
assistere?
Contattandoci all’indirizzo di posta elettronica
jiujitsu@vaionline.it
i oppure chiamando
la sede del Jiu Jitsu Combat vi sarà possibile conoscere
gli appuntamenti ed avere notizie precise su orari e
luoghi.
È uno sport sia maschile sia femminile?
Il Ju Jitsu è uno sport sia maschile sia femminile, anzi
è molto importante a livello femminile per quanto
riguarda l'insegnamento delle tecniche di difesa
personale.
È considerato come altre arti marziali un’arma
impropria?
Nessuna disciplina marziale è e deve essere considerata
un’arma impropria. L’insegnamento porta alla maggiore
conoscenza del proprio corpo, attraverso tecniche di
difesa personale.
Si può usare come difesa personale?
Il Ju-Jitsu nasce come un’arte da Combattimento con lo
scopo di annientare l'avversario nel minor tempo
possibile.
Si pratica solo in inverno?
E' uno sport senza stagione e senza età questo perché
può essere praticato ovunque e in qualunque momento.
E’ uno sport violento oppure può essere adatto anche ai
bambini?
E’ particolarmente importante per i bambini: insegna
loro attraverso il gioco la mobilità corporea e aiuta a
sviluppare una buona impronta caratteriale derivata
dalla disciplina e dallo sviluppo degli interpersonali.
Qual è l’età giusta per cominciare il Ju Jitsu?
L’età giusta va dai sei ai 90 anni.
Che cosa fa sviluppare principalmente il Ju Jitsu nella
persona?
La coordinazione motoria, la disciplina, il rispetto
verso il tuo fratello di armi, la socializzazione.
Quante ore di pratica si fanno la settimana?
La media è di due sere la settimana con allenamenti di
una o due ore, per dieci mesi annuali.
Che tipo di abbigliamento serve per cominciare?
I curiosi possono venire semplicemente in tuta,
rimandando l’acquisto di un kimono ( dai 33 Euro circa
in su ) ad un eventuale proseguimento dei corsi.
Dove si acquista l’attrezzatura?
In un qualsiasi negozio di articoli sportivi mediamente
fornito.
Per le donne sono necessarie protezioni particolari?
Non sono necessarie particolari protezioni, anche se per
le gare in genere è consigliato il paraseno.
Bisogna sottoporsi ad una visita medica particolare?
E’ sufficiente il certificato di buona salute rilasciato
dal medico curante. Gli agonisti che vorranno
intraprendere i tipi di combattimento previsti dovranno
invece sottoporsi alle visite mediche agonistiche.
Quanto tempo serve per avanzare di cintura in cintura?
Il minimo previsto è di quattro mesi, non c’è un limite
di tempo massimo.
Come si passa da una cintura ad un’altra?
Attraverso il passaggio di un esame. L’allievo è
chiamato a presentare quello che ha imparato di fronte
ad una commissione presieduta da vari maestri fra i
quali anche il proprio.
Principianti e non fanno allenamento insieme?
In genere i principianti si allenano in orari diversi,
aiutati però dagli allievi più esperti.
Quali sono gli elementi più difficili da imparare?
La difficoltà di una tecnica è soggettiva. Come nella
vita, dove ognuno di noi ha i propri limiti, anche nel
Ju-Jitsu ognuno di noi ha difficoltà diverse dipendenti
da molteplici fattori: attitudine, fisico ecc. I veri
traguardi si ottengono riuscendo dove non eravamo
riusciti prima.
Bisogna essere allenati per cominciare questo sport?
La preparazione fisica è parte fondamentale della
lezione di Ju Jitsu. Colui che non è abituato a muoversi
imparerà molto in fretta.
Adulti e bambini possono frequentare il medesimo corso?
Si impara molto dai bambini, soprattutto per la loro
naturalezza di movimento e di respirazione, non
vincolata da tutti i modi comportamentali degli adulti.
Si
può assistere ad una seduta di allenamento?
Quando si vuole.
È
possibile fare un periodo di prova prima di iscriversi?
In genere sì.
Bambini di età diverse possono frequentare lo stesso
corso e quindi fare lezione allo stesso orario?
Il bambino, dai sei ai quattordici anni segue la
medesima lezione.
Esistono corsi anche per persone non più giovanissime?
I corsi per adulti sono ideali per chiunque, il maestro
segue il gruppo prestando attenzione anche alle esigenze
del singolo.
Dove ci si può rivolgere per un colloquio informativo?
Ci si può tranquillamente rivolgere alla Raging Reaction
Academy sede negli orari di lezione oppure
telefonando ai numeri che trovate nel nostro sito WEB,
dove trovate anche informazioni per l’eventuale
iscrizione Gratuita.
jiujitsu@vaionline.it
LA
STORIA del ju jutsu
(variante antica di sistema )
CENNI STORICI
La lotta senza armi è antica quanto
l’uomo ed essa si codifica ai primi albori della civiltà. Anche
se la prima scuola registrata in GIAPPONE è la TAKENOUCHI RYU del
1536 e se la parola JU JUTSU appare pressappoco nella stessa
epoca, le scuole di combattimento senza armi prosperavano da tempi
molto più antichi nel segreto delle grandi famiglie nobili e
nelle roccaforti dei SAMURAI e venivano impiegati nomi come
YAWARA, WA-JITSU, TORITE, KUMYUCHI, KOSHI-NO-MAWARI. Nel KOSHIRY,
il secondo libro nipponico che conosciamo, commissionato
dall’imperatrice GEMMI allo scrittore OPONO YASUMARU il 18
settembre 711, è descritto, tra il campione scelto dalla divinità
AMATERASU (antenata del primo imperatore) e il guerriero ribelle
TAKEMINAKATA NO KAMI, un duello che avviene senza
armi. L’antico testo scintoista TAKANOGAVI racconta che uomini
deificati di nome KASHIMA e KADORI, domarono una rivolta interna
senza fare uso delle armi. Il NIHONSHOKI, cronaca del GIAPPONE,
scritta nel 720 riferisce di un BUGEI CHIKARA KURABE (
combattimento-prova di forza) che vide vincere NOMI NOSUKUME,
campione della corte contro TOMATETSU HAYATO e sono ben
descritti gli atemi e le proiezioni impiegate. Nel periodo delle
guerre civili prende piede il YOROI-KUMYUCHI, tecnica di
combattimento con l’armatura e su terreno vario. Quello che
conosciamo come ju jutsu antico si sviluppa grandemente sotto la
pace dei TOKUGAWA dal 1600 in poi. Oggi si modifica ancora nel
senso di auto difesa, adattandosi ai temi ed alle esigenze
moderne.
Definizione di JU
JUTSU
La lunga storia e la complessa
tradizione dell’arte giapponese del combattimento si concretano in
una varietà di forme, metodi ed armi, ognuno dei quali
costituisce una specializzazione particolare di quest’arte. Ogni
specializzazione è conosciuta a sua volta come "jutsu", una parola
che può venire tradotta come "arte" o "tecnica" e che indica il
modo o i modi particolari in cui vengano compiute certe azioni.
Storicamente, ogni arte, o metodo, ha sviluppato certe procedure o
modelli che si distinguono dalle procedure e dai modelli delle
altre. Nel contesto dell’arte marziale giapponese, perciò, una
specializzazione consiste di un metodo particolare e sistematico
di usare un’arma specifica. Molto spesso, una specializzazione
veniva identificata con il nome dell’arma usata dai suoi praticanti.
Un esempio di tale sistema di tale specializzazione può essere
KEN JUTSU, cioè l’arte (jutsu) della spada (ken). Tuttavia, un
metodo di combattimento poteva essere identificato anche dal modo
particolare, funzionale di usare un’arma per conseguire la resa
dell’avversario. Tra le specializzazioni dell’arte del
combattimento a mani nude, per esempio, ju jutsu identifica
l’arte "jutsu" dell’elasticità (ju), cioè l’arte di usare
l’elasticità in un certo modo tecnico per sconfiggere un avversario.
Spesso, una specializzazione principale di combattimento
produceva delle sotto specializzazioni, molte delle quali,
mediante un affinamento costante, miglioravano in effetti il metodo
originale, al punto di surrogarlo interamente, diventando cosi
specializzazioni indipendenti. In tal caso, la sotto
specializzazione veniva generalmente identificata con il nome
del suo elemento principale. Per esempio KEN JUTSU, l’arte delle
spada, era ulteriormente raffinata in una specializzazione mortale
conosciuta come iaijutsu, l’arte (jutsu) di sguainare (iai) la
spada e di colpire simultaneamente; era inoltre la matrice di
nito-kenjutsu, l’arte (jutsu) di schermare con due (nito) spade
(ken). Infine, una specializzazione poteva essere identificata
con il nome del maestro che aveva ideato un suo stile
particolare di combattimento, o dal nome della scuola in cui tale
stile veniva insegnato. Le specializzazioni dell’arte marziale
giapponese che hanno un interesse particolare sono quelle che
furono sviluppate e portate al grado più elevato di perfezione
durante il periodo feudale della storia giapponese. Tale periodo
abbraccia approssimativamente nove secoli, a partire dalla fine del
nono e dall’inizio del decimo fino al decimo ottavo e, più
esattamente, fino all’anno della restaurazione Meiji, quando
l’età feudale fu proclamata ufficialmente chiusa.
IL JU JUTSU
Il termine JU-JUTSU significa,
letteralmente, tecnica o arte(jutsu) dell’agilità, della
flessibilità, dell’elasticità, della gentilezza ( tutti
significati dell’ideogramma ju). Tutti questi termini, tuttavia,
rappresentano un principio singolo, un modo generale di
applicare la tecnica, di usare il corpo umano come un’arma nel
combattimento senz’armi. Secondo tale principio, si potrebbero
applicare varie tecniche: e infatti ognuna delle tante scuole i
cui nomi sono ancora oggi famosi interpretava tale principio in
modo estremamente individuale e tecnicamente differenziato, un modo
che ognuna di esse si sforzava mantenere rigorosamente segreto e
che con il tempo divenne una caratteristica saliente di quella
particolare scuola. Secondo certe autorità, l’arte comparve durante
il secolo decimo sesto, e viene ricordata in testi che si
occupano di arti marziali, come il Bugei Shogen e il Kempo
Hisho.
Il maestro Kano Jigoro Il
maestro Kano Jigoro, fondatore del Judo ( una disciplina basata
anch’essa primariamente, se non interamente, su questo principio
) ha fatto risalire la nascita del JU JUTSU al periodo tra il 1600 e
il 1650. Nella sua applicazione alle strategie concrete del
combattimento, il principio del ju consisteva nell’adattarsi
flessibilmente e con intelligenza alle manovre strategiche di un
avversario, per fruttare tali manovre e la forza con cui
venivano eseguite al fine di soggiogare l’avversario stesso o
almeno di neutralizzarne l’attacco. Il problema vitale era
sempre: "funziona…….è efficace in combattimento?" La risposta veniva
data concretamente dai risultati dei duelli individuali e dalle
competizioni pubbliche tra i membri delle varie scuole. " A
quei tempi gli incontri erano talmente brutali, e non di rado
costavano la vita ai partecipanti. Perciò, ogni volta che andavo
a prendere parte ad uno di essi, dicevo invariabilmente addio ai
miei genitori, poiché non ero affatto sicuro di tornare vivo. Le
competizioni avevano un carattere cosi drastico che erano
pochissimi i trucchi vietati, e non esitavano a ricorrere ai metodi
più pericolosi per sopraffare un avversario." Cosi
raccontava, nel periodo Meiji, Yokoyama Sakujiro, " forse il più
grande esponente pratico delle lotta senz’armi che il GIAPPONE
avesse prodotto a quei tempi".
IL JU
Il principio del JU è implicito in
tutti i metodi classici del BUJUTSU e fu adottato anche dai padri
delle discipline BUDO. Agendo secondo il JU, il guerriero
classico era in grado d intercettare e di controllare
temporaneamente la lama del nemico che lo attaccava, e quindi di
contrattaccare all’istante con una forza sufficientemente
potente da fendere l’armatura e uccidere l’avversario. Lo stesso
principio del JU consentiva, se disarmati, di far perdere
l’equilibrio al nemico e proiettarlo a terra. Termini come JU
JUTSU e YAWARA fecero del JU un principio universale, valido per
tutti i metodi catalogati sotto queste parole. Il JU era
radicato nel concetto di duttilità e flessibilità, ciò che si
palesava in un contesto sia mentale che fisico. Per applicare il
principio del JU, il praticante doveva essere in grado,
mentalmente e fisicamente, di adattarsi a qualunque situazione
potesse imporgli l’avversario. Si tratta di due aspetti del
principio del JU costantemente attivi, intercambiabili e
inseparabili. Il primo è quello del cedere ed è manifesto
nell’azione del praticante che accetta la forza dell’attacco del
nemico, invece di contrastarlo con una forza uguale o maggiore,
quando ciò può rivelarsi proficuo. Accettare la forza del nemico
intercettandola e parandola senza opporvisi direttamente è senza
dubbio un atteggiamento economico in termini di energia. Ma la
tecnica per mezzo della quale viene dissipata la forza del
nemico può essere altrettanto vigorosa quanto l’azione originaria
dell’avversario. A questo punto, però, il principio del JU è
incompleto, giacché cedere non rappresenta che un neutralizzare
la forza del nemico. Nel concedere spazio alla forza di attacco del
nemico, occorre applicare immediatamente un azione che frutti
l’avversario, occupato ad attaccare, sotto forma di un
contrattacco. Questo secondo aspetto del principio del JU tiene
conto di quelle situazioni in cui non è possibile cedere,
giacche questo porterebbe al totale fallimento. In casi del genere,
la "resistenza" rappresenta un atteggiamento giustificato, ma
l’opposizione all’azione del nemico è solo temporanea e viene
seguita immediatamente da un’altra azione fondata sul primo
aspetto del JU, quello di "cedere". Non v’è ragione di sostenere
che, nell’applicazione del JU, il primo aspetto vada seguito sempre
per primo di fronte all’attacco del nemico. Il principio del JU,
infatti, si basa sulla costante azione del cedere e del
resistere, ed è proprio questo che conferisce ai metodi
giapponesi di combattimento quella dinamicità che li
caratterizza. Secondo Iso Mataemon, appartenente al TENJIN
SHIN’YO RYU "L’impiego della potenza (forza fisica) nel jujitsu
è assolutamente necessaria. Ma è solo quando tale potenza non viene
utilizzata in eccesso, che supera la prova del principio del JU.
Occorre rammentare, comunque, che vi è anche un altro aspetto
dell’uso della potenza. Dalle prime fasi della crescita di un
allievo nel jujitsu, questi non deve mai trascurare che fare
assegnamento sulla forza fisica può rivelarsi sbagliato, in quanto
ostacolerebbe i suoi progressi verso il conseguimento
dell’abilità tecnica. Quando l’allievo avrà sviluppato una
tecnica degna di credito, tuttavia, l’uso della potenza sarà bene
accetto, nonché necessario per un’azione efficace contro
l’avversario. In questo senso il JU JUTSU è "duttile" e
"flessibile".
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