Negli
ultimi anni, nella maggioranza delle attività sportive,
si è dato troppo rilievo alla forza fisica a danno della
preparazione tecnica. Fortificare il corpo è importante
ma non bisogna dimenticare la necessità di una
elasticità articolare e, di conseguenza, una scioltezza
fisica.Questo concetto fu già espresso dal maestro
Mataemon (1600).
Egli
asseriva che l'eccessivo sviluppo della muscolatura e la
troppa fiducia nella forza muscolare, comportano quella
rigidità e lentezza che sono solitamente associate
all'armatura o, come egli osserva, alla vecchiaia e
infine alla morte.
Poneva
in risalto l'agilità come la caratteristica più visibile
della vita.
Per
rendere il corpo più elastico, per aumentare la forza
fisica e la velocità, per evitare le lussazioni, sono
necessari degli esercizi appropriati; infatti,nella
disciplina del Jiu Jitsu, tutto il corpo è soggetto ad
un grande lavoro, quindi per acquisire una grande
efficacia nella tecnica è necessario sviluppare le parti
del corpo più sollecitate nelle proiezioni e nelle
tecniche a terra.
Possiamo
dividere gli esercizi ginnici in due grandi categorie:
poichè
questo sport si pratica su di un materassino TATAMI sarà
necessario adattarli a questo, eseguendoli sia in
posizione eretta che sul ventre o sul dorso.
Non si
deve dimenticare che le stesse cadute sono un ottimo
esercizio ginnico.
La ginnatica (in giapponese
Taiso) è
un elemento fondamentale per la pratica, sopratutto nei
tempi moderni.
Non si può più pensare
infatti (nella maniera tradizionale) che la sola pratica
tecnica possa bastare all'allenamento del corpo.
Analogamente ad una macchina meccanica, difatti il
nostro corpo è costituito da elementi differenti
(muscoli, ossa, articolazioni, legamenti, etc.) i quali
necessitano di tempi di riscaldamento, modo di utilizzo
e manutenzione differenti.
A
grandi linee la ginnastica (Taiso)
si può collocare in tre momenti fondamentali:
Gli scopi saranno anch'essi differenti.
Prima della lezione infatti avremo l'obiettivo di
riscaldare e preparare tutte quelle parti del corpo che
saranno soggette ad un utilizzo violento e ad impatto,
quale l'esecuzione di tecniche o
Kata ad
alta velocità.Dopo
la lezione privilegeremo l'attività di allungamento e
defaticamento. In sedute separate, invece, dedicheremo
sessioni di allenamento al potenziamento e
all'allungamento della muscolatura.
Riscaldamento
In questa fase verranno eseguiti degli esercizi di
stretching con lo scopo di distendere e preparare la
muscolatura al lavoro.Verranno eseguiti prima della
lezione leggeri esercizi aerobici come la corsa, piccoli
saltelli, etc.Grande importanza in questa fase va data
al riscaldamento e alla mobilitazione di tutte le
articolazioni (ginocchia, caviglie, collo, etc.)
considerando che una maggiore attenzione va data anche
alla schiena (che non è nient'altro che una serie finita
di articolazioni).
Defaticamento
In questa fase verranno eseguiti degli esercizi di
stretching mirati all'allungamento e al defaticamento
della muscolatura contratta e affaticata. Il movimento
lento e continuo favorisce l'eliminazione dell'acido
lattico prodotto durante l'alenamento.
Potenziamento
In sedute dedicate, sempre in giornate diferenti dalle
normali sedute di allenamento, dovremo dedicarci al
potenziamento della nostra struttura osteo-scheletrica e
dell'apparato muscolare.Dedizione particolare va data
ovviamente al potenziamento dei muscoli di spinta (trcipite,
quadricpite femorale, etc.) senza però perdere di vista
l'allenamento di muscoli antagonisti, complementari o
fondamentali all'allenamto.Molti atleti, infatti,
dimenticano di allenare molte parti del corpo
dedicandosi a quelle di maggiore attenzione e fruizione.Gli
stessi atleti saranno però soggetti a traumi derivanti
dall'utilizzo asimmetrico di muscoli quali: Il grande
gluteo, muscoli dorsali o semplicemente i deltoidi.
Portamento della testa
Basandosi sullo studio dei riflessi attitudinali, il
Judoka deve sempre far attenzione a mantenere la testa
ben eretta e di fronte al compagno d’allenamento o
all’avversario. Durante una proiezione, la ruoterà nel
senso dello sbilanciamento e farà rientrare il mento. Lo
stesso accadrà durante la schivata o la resistenza ma la
testa ruoterà nel senso opposto, raccolta tra le spalle
con il mento attaccato al petto in caso di caduta.
Soltanto un principiante china la testa in avanti per
osservare il movimento dei piedi: questa pratica è
inammissibile da parte di una cintura nera. Per
l’azione riflessa del labirinto dell’orecchio interno,
spezza immancabilmente l’equilibrio del corpo.
Sguardo e campo visivo
Certi “Maestri” consigliano di fissare sempre gli occhi
dell’avversario in un combattimento di
Jiu Jitsu.
Si tratta invece di un errore. Poiché, se prestigiosi
testi di arti marziali lo consigliano formalmente,
si tratta sempre di combattimenti alla Sciabola,
karate,
Lancia, ecc... Il che significa che gli avversari sono
separati da una certa distanza e non sono impegnati in
un corpo a corpo. In quest’ultimo caso, lo sguardo sarà
portato all’altezza dello sterno o del collo e non
fisserà nulla in particolare. Gli occhi cercheranno di
cogliere globalmente la totalità del corpo
dell’avversario. Si tratta di percepire piuttosto che
vedere.
Respirazione
L’acquisizione del “fiato” è certo di primaria
importanza. Nessun progresso è possibile senza
un’eccellente forma respiratoria. Ogni Judoka deve
potersi allenare per un tempo abbastanza lungo senza
ansimare.Un altro punto fondamentale è la padronanza del
ritmo respiratorio coordinato agli attacchi ed alle
difese (si studia attraverso i
kata, si
riporta nella pratica attraverso il
randori,
si applica all’estremo nello
shiai).
Perciò ogni attacco deve svolgersi nella maniera
appropriata: inspirazione profonda, diaframmatica
durante la percezione di un’apertura d’attacco; piccola
espirazione rapida (20%) durante lo squilibrio che può
essere accompagnata dal
Kiai;
immediatamente dopo, bloccaggio della respirazione
seguito da
kuzushi e
kake. D’altra parte il miglior momento per
l’attacco di fronte alla respirazione di
Uke è
quello in cui quest’ultimo inspira (l'ottimale, subito
dopo la sua espirazione). Per contro, in difesa la
respirazione sarà immediatamente bloccata contraendo gli
addominali, una leggera espirazione è molto utile per
attenuare l’energia di un attacco o ammortizzare
l’impatto di una caduta.
La
velocità
La velocità concorre al miglior impiego dell’energia. In
ogni azione, la velocità d’esecuzione può globalmente
decomporsi in due fasi:
-
La Preparazione si compone
in (un atto cosciente) :
-
Percezione di un
segnale esterno o interno (attacco dell’avversario o
desiderio di superarlo);
-
Interpretazione (analisi
dello squilibrio e ricerca di una posizione o
contropresa);
-
Scelta e decisione della
risposta (una tale tecnica da eseguire in una tale
maniera per...).
-
L' Esecuzione
si compone di :
-
Trasmissione
neuro-muscolare (la tecnica scelta);
-
Contrazione neuro-muscolare
di partenza e adattamento durante l’azione.
Analizzando le diverse parti dell’atto cosciente,
constatiamo che le tre fasi di preparazione passano per
il cervello il quale trasmette gli stimoli necessari ad
agire. Un allenamento adeguato può ridurre il tempo di
percezione in una proporzione soddisfacente. Il tempo di
analisi, di scelta e di decisione può essere
praticamente ridotto a nulla grazie all’acquisizione di
un riflesso condizionato.
Vale a dire che si crea una catena di cellule nervose
che vanno dagli organi recettori agli organi motori,
senza far intervenire la coscienza. Per riuscirvi,
l’allenamento intensivo è indispensabile. Ma la catena
in tal modo creata (sempre complessa) può essere più o
meno lunga.
Questa struttura dipende dal
cammino e dalle svolte che le cellule nervose
interessate dal segnale ricevuto (trazione, spinta,
colpo, ecc...) fanno compiere a questo (durante
l’interpretazione, la scelta e la decisione) fino ai
nervi motori. Certi avranno il ruolo di un semaforo
verde e il messaggio passerà rapidamente; altri saranno
semafori rossi e il messaggio, arrestato, verrà deviato.
Questi semafori verdi e rossi sono tutti i pensieri
consci o inconsci che dirigono la nostra vita. Appare
chiaro che il ruolo dello spirito sullo stato mentale è
importante.
Anche se il Jitsuka trasforma l’essenziale del suo
bagaglio tecnico in riflessi condizionati, questi
contano sempre molto, ma avranno un rendimento ottimo
soltanto quando lo stato mentale, cosi come lo stato
fisico, sarà ben esercitato, flessibile, rapido e privo
di ogni handicap (inibizioni, paure, complessi, ecc.).
Qui il ruolo del Maestro sarà molto delicato, ma
preponderante.Per quanto riguarda le fasi di esecuzione
propriamente dette, l’allenamento fisico, il
randori e
i kata
contribuiscono in gran parte a ridurre il tempo di
trasmissione nervosa e il tempo di contrazione
muscolare.
Osservazioni
Conoscere perfettamente le tecniche del
Gokyo e
del Ne waza
non basta per ottenerne la padronanza. La pratica dei
kata è in
questo senso indispensabile unitamente a quella del
randori.
L’insieme di questo studio deve essere accompagnato da
un allenamento serio praticato al fine di perfezionare
tutti gli aspetti della tecnica, tanto sul piano fisico
che su quello mentale, emotivo, spirituale e morale. Per
favorire questo processo d’apprendimento, storicamente
tutti i Maestri hanno trasmesso una quantità di
consigli, sotto forma di frasi, aforismi o metafore,
molto spesso pittoresche ma alle volte poco
comprensibili. Molte di queste nozioni fanno oramai
parte della cultura Judoistica, ma non sempre la
tradizione orale riesce a mantenere intatto il senso di
un concetto, generando, alle volte, mal’interpretazioni
ed errori. Da un attento studio tecnico scientifico e
didattico, che ha raccolto ed analizzato le più note di
queste nozioni, ne è derivata l’eliminazione di parecchi
falsi concetti, ma anche e soprattutto, la dimostrazione
scientifica di certi principi e di certi metodi propri
ad edificare e consolidare una valida crescita Jitsuista.
ORGANIZZAZIONE DEL MOVIMENTO VOLONTARIO
coordinazione é "la
sintesi di tutti i processi parziali dell'atto motorio
rispetto all'obiettivo, allo scopo che si deve
raggiungere eseguendo il movimento".
LA
COORDINAZIONE
possiamo mettere in evidenza
alcuni aspetti importanti della coordinazione.
L'ANTICIPAZIONE
L'invariante che guida il
movimento è il senso, il significato del compito motorio
e l'anticipazione del risultato che si vuole ottenere.
Saranno essi a determinare il programma Berstein
introduce così il concetto di immagine o
rappresentazione del risultato. Concetto che le attuali
conoscenze permettono di ampliare in quello di immagine
motoria. La capacità, cioè, di rappresentare a livello
mentale, quasi per immagini, nel nostro caso un gesto
sportivo. Per tale rappresentazione, che solitamente è
una rappresentazione anticipatrice del gesto, concorrono
le informazioni sensoriali già esistenti nel bagaglio
della nostra memoria motoria e le informazioni
aggiuntive che provengono dalla comunicazione verbale.
Un processo molto importante, essendo la
rappresentazione motoria una rappresentaziome "dentro di
se" durante la quale si innescano microcontrazioni
muscolari nei distretti e nella successione richiesta
dal gesto che ci stiamo rappresentando.
Il processo di
soluzione
Una riflessione che contiene
un grande insegnamento che sarà necessario avere sempre
presente. La natura reale del processo d'esercitazione
necessario per riuscire a controllare una nuova abilità
motoria consiste nella graduale ricerca delle soluzioni
motorie ottimali del compito, delle quali ci si deve
impadronire. Perciò un esercizio impostato correttamente
non consiste nel ripetere ogni volta "i mezzi", ma "il
processo" di soluzione di questo problema, con mezzi che
vengono cambiati e perfezionati volta per volta. A tutti
quindi sarà chiaro che l'esercizio consiste in un tipo
particolare di ripetizione senza ripetizione, e che un
insegnamento motorio, che ignorasse questo principio
rappresenterebbe solo una ripetizione puramente
meccanica, a pappagallo, un metodo ormai da tempo
screditato nella pedagogia.
E, infine, una
considerazione importante sulle possibilità di
affinamento della coordinazione.
Il grado di
correttezza obiettiva
"Il presupposto decisivo per
la riuscita o il fallimento dell'azione da eseguire è il
grado di correttezza (fedeltà) obiettiva
dell'informazione. Per tutta la filogenesi degli
organismi viventi, la selezione naturale ha eliminato
spietatamente quegli individui nei quali i recettori che
controllavano l'attività motoria operavano come uno
specchio deformante. Nell'ontogenesi ogni incontro di un
singolo individuo con l'ambiente circostante, che gli
richiede la soluzione di un compito di movimento, nel
suo sistema nervoso porta allo sviluppo (a volte ad un
prezzo molto alto), di "rappresentazioni obiettive" del
mondo esterno, sempre più attendibili e precise, sia in
termini di percezione e interpretazione della situazione
che provoca l'azione, sia in termini di proiezione e
controllo della realizzazione di una azione
corrispondente a quella situazione. Ogni attività
motoria razionale richiede nel cervello una
rappresentazione non definita e codificata
arbitrariamente, ma obiettiva, qualitativamente e
quantitativamente vera dell'ambiente esterno, ed é, a
sua volta, anche un mezzo attivo per la conoscenza di
questo ambiente". Il
successo o l'insuccesso di ogni attività motoria diretta
alla soluzione di un problema di movimento porta ad un
perfezionamento progressivo e ad un esame incrociato dei
dati della sintesi sensoria che abbiamo citato sopra e
delle sue componenti. Per comprendere quanti e quanto
raffinati e affinabili siano gli strumenti che abbiamo a
disposizione per strutturarci e ristrutturarci
attraverso il movimento, adattandoci alle problematiche
dell'ambiente o adattando l'ambiente alle nostre
esigenze, è necessario conoscere questi strumenti o
analizzatori.
ANALIZZATORI
SENSORIALI
Propriocettori
Analizzatore
cinestetico.
L'analizzatore che
percepisce il movimento a livello muscolare, tendineo,
legamentoso e articolare. I recettori dell'analizzatore
cinestetico ci informano sull'accorciamento o
allungamento dei muscoli sull'intensità di contrazione,
sulla velocità, sull'accelerazione e forza dei
movimenti, sui rapporti reciproci dei vari segmenti,
sugli angoli assunti dai vari segmenti, sulla precisione
dei movimenti nel tempo e nello spazio. L'analizzatore
cinestetico è contraddistinto dal poter usufruire per le
sue informazioni di un'alta velocità di conduzione molto
più alta di quelle utilizzate dagli altri sensori. Una
caratteristica molto importante per le informazioni che
vengono inviate durante il movimento stesso e che
possono permettere eventuali correzioni. Pur essendo
l'analizzatore più specifico per la percezione del
movimento, lavora in stretta collaborazione con tutti
gli altri analizzatori.
Analizzatore
statico dinamico.
L'analizzatore situato nel
vestibolo auricolare. Attraverso alle sue informazioni
conosciamo continuamente la posizione della testa
rispetto al campo gravitazionale e la direzione e
l'accelerazione del movimento.
Estrocettori
Analizzatore
tattile.
I suoi recettori sono
localizzati nella cute. Attraverso a questo analizzatore
giungono le informazioni sulla forma e sulla superficie
degli oggetti.
Analizzatore
ottico.
Non solo ci informa dello
svolgersi del movimento nell'ambiente, ma in parte anche
del movimento di alcuni nostri segmenti corporei, che
rientrano nel campo visivo e più ancora ci informa delle
variazioni di posizione del nostro corpo rispetto
all'ambiente. Nel caso del tiro con l'arco ha
un'importanza eccezionale nel fornire informazioni sul
bersaglio e sulla valutazione delle distanze, conscia o
inconscia che sia e, sempre, ma con speciale rilevanza
durante la prima fase della coordinazione, ci fornisce
l'informazione sul risultato. Oltre che, naturalmente,
fornirci le informazioni ottiche sul modello di gesto da
"imitare" che l'istruttore propone agli allievi.
Analizzatore
acustico.
Ci fornisce un doppio tipo
di informazione. Recepisce infatti segnali acustici
provenienti dall'ambiente o in relazione al gesto
sportivo, e cosa molto più importante, i segnali
provenienti dalla comunicazione verbale. Un analizzatore
determinante nel processo di apprendimento, poichè
attraverso alla seconda funzione si sviluppa la capacità
di astrazione che permette un enorme ampliamento delle
possibilità di insegnamento e di apprendimento. Va
notato come la vasta gamma di sensazioni percettive non
sia immediatamente presente alla coscienza e che alcune
sensazioni soprattutto cinestetiche diventino coscienti
man mano che si sviluppa e si perfeziona
l'apprendimento. Solo ad un certo stadio l'atleta è in
grado di percepire questo tipo di sensazione e di
tradurla nel sistema verbale di comunicazione. In altri
termini di parlare delle sue sensazioni motorie.
Attraverso gli organi di
senso ci pervengono continuamente informazioni
sull'ambiente esterno (informazioni estrocettive) e
informazioni dal nostro corpo (informazioni
propriocettive). Tutta questa massa di informazioni
percorrendo le vie nervose afferenti giunge al nostro
cervello che analizza, sceglie, decide, organizza e
ordina l'esecuzione del movimento, strutturando il
progetto motorio a seconda dei fini che si propone di
raggiungere. L'ordine di esecuzione attraverso alle vie
nervose efferenti giunge alla muscolatura volontaria e
il movimento si compie. Ma, nel compiersi, continuano a
giungere al cervello dagli organi di senso attraverso
alle vie afferenti (afferrenza di ritorno, reafferenza,
feed-back) informazioni sull'esecuzione del movimento.
Queste informazioni vengono confrontate con l'originale
progetto motorio e, nel caso se ne discostino, possono
partire ordini di correzione che attraverso alle vie
nervose efferenti raggiungono le muscolature. A
movimento compiuto ancora attraverso alle vie nervose
afferenti giungono le informazioni sul risultato. Questo
andirivieni di stimoli ci evidenzia con chiarezza le
strette e incessanti relazioni che ci sono tra noi e il
nostro corpo, tra noi e l'ambiente e tra noi e il nostro
corpo nell'ambiente.
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