Il primo gesto che viene insegnato ad un principiante in un DOJO è il
saluto. Questa particolare forma cerimoniale, che a noi occidentali può
risultare poco familiare, ed alle volte anche ridicola, ha invece nei paesi
dell’estremo oriente, un ruolo basilare nelle relazioni sociali, ed una
tradizione millenaria. Il Giappone, patria del Jiu Jitsu, non si sottrae a questo
civilissimo costume, e di conseguenza neanche il JUDO. Per questo motivo, le
forme cerimoniali di saluto, rivestono una particolare importanza nel Jiu Jitsu. Il
saluto non è un gesto formale, ma un atto di rispetto nei confronti del nostro
compagno d’allenamento, dell’avversario in combattimento, del DOJO, del Maestro
e di noi stessi. Il rispetto si manifesta attraverso una pratica attenta e
corretta, ottenuta mediante il raggiungimento di un giusto stato mentale e
spirituale.Il saluto è quindi il rito che celebra, con un atto esteriore, un
avvenimento interiore: il cambiamento di atteggiamento mentale. Il Jiu Jitsu può
essere visto come la conquista di progressivi stati dell’essere: entrando in
palestra e preparandosi alla pratica il Jitsuista è nelle condizioni mentali del
mondo esterno, ma entrando nel DOJO si fissa nello stato di attenzione, in cui
esegue il riscaldamento, i primi esercizi, assiste alle spiegazioni e partecipa
alla lezione nel suo complesso. Al momento del randori (esercizio libero) muta
la condizione mentale in ragione del maggior impegno di quest’esercizio: si
concentra sull’unica idea di applicare la tecnica; una serena concentrazione non
dura a lungo e il saluto di fine randori segnerà il ritorno alla semplice
attenzione. Lo stato mentale più avanzato (meditaziòne, o mushin. cioè mente
vuota, eseguita in mushotoku cioè senza scopo dell’ego) è messo a punto
nell’esercizio dello shiai (combattimento) e riportato nella pratica (non nello
studio) dei Kata.Il saluto scandisce l’inizio e la fine di ogni attività nel
DOJO, e deve essere eseguito correttamente. La fretta dei movimenti, il
rilassamento nella posizione sono segni di un Jiu Jitsu superficiale privo di
significato.
Il saluto si esegue in due maniere: ritsurei (saluto in piedi),
zarei (saluto in
ginocchio).
Ritsurei
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È il saluto più semplice. Si esegue in posizione eretta, braccia
lungo il corpo. (in giappone le donne appoggeranno le mani davanti alle
cosce), gambe distese, talloni uniti e punte dei piedi divaricate (chokuritsu shisei). Con calma
piegate il busto in avanti, lasciando il tronco diritto con un angolo di
circa 30°, la testa segue il movimento con lo sguardo dritto davanti a
voi, le braccia vanno fatte scivolare lungo il corpo e le mani vanno
appoggiate appena al di sopra delle ginocchia (figg.1-2). Segnate un tempo
d’arresto e tornate nella posizione di partenza.Questo saluto è
generalmente impiegato quando si entra in un DOJO e quando vi si esce, nel
caso specifico del JUDO quando si sale o scende dal TATAMI; in questo modo
salutate il luogo di studio, il maestro e tutti quanti sono chiamati a
venirvi a studiare, oltre che impostare lo stato mentale nella condizione
di rei no kokoro (lo
spirito del rispetto). Esso si esegue egualmente quando invitate qualcuno
ad esercitarsi con voi e quando avete terminato l’allenamento.E’ eseguito
in tutte le competizioni. Si saluta sempre all’inizio e alla fine di un
combattimento. |
Zarei
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Questo
saluto è più formale e si esegue in posizione inginocchiata. Partite
dalla posizione eretta, indietreggiate il piede sinistro e posate il
ginocchio a terra all’altezza del tallone destro, quindi scendete con il
ginocchio destro per ritrovarvi nella posizione in ginocchio ma sollevati
dai talloni. Girate la dita dei piedi, accavallando l’alluce destro sul
sinistro e sedetevi sui talloni divaricati mantenendo la schiena ben
dritta.Le ginocchia sono ad una distanza di circa 20cm e le mani
appoggiate di piatto sulla parte alta delle cosce con le dita rivolte
all’interno. |
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Segnate così un tempo d’arresto. |
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Posate
poi le mani di piatto a terra, le dita rivolte verso l’interno, ad una
distanza di circa 10 cm. dalle ginocchia, e contemporaneamente inclinate
il tronco in avanti verso il suolo flettendo le braccia, senza poggiare la fronte a terra o
sollevare le anche. Quindi raddrizzatevi e alzatevi in posizione eretta,
eseguendo i movimenti inversi dai precedenti.Tutto lo svolgimento avviene
con calma e serietà, senza alcuna
fretta. |
Questo
saluto è soprattutto impiegato all’inizio e alla fine di una lezione
collettiva.Maestri ed allievi si testimoniano così il loro mutuo rispetto oltre
che impostare lo stato mentale nella condizione di rei no kokoro (lo spirito del
rispetto). Sarà obbligatorio nell’esecuzione dei KATA e in tutti i casi
eccezionali. Quando si effettua un saluto di gruppo, come all' inizio ed alla
fine di ogni lezione, o in qualsiasi altra circostanza eccezionale, sia che
si esegua il ritsurei, sia
lo zarei, la disposizione sul
TATAMI di maestri, cinture nere, allievi ed eventuali ospiti o personalità,
è codificata. Il maestro e le cinture nere si disporranno in fila, l'uno di
fianco all'altro, sul lato del DOJO denominato Joseki, di fronte al lato Shimoseki, con la cintura nera più alta
in grado (generalmente il maestro) posto come capofila dalla parte della Kamiza
e via via a scalare le altre cinture nere in ordine di grado ed anzianità.Gli
allievi (kyu) si disporranno sul
lato Shimoseki di fronte alle
cinture nere ad una distanza di circa tre metri, con il più alto in grado posto
come capofila dalla parte della Kamiza e via via a scalare gli
altri.Agli ospiti di riguardo viene generalmente offerto, in segno di rispetto,
di occupare il lato Kamiza, ma
generalmente questa distinzioneviene ricusata, schierandosi con le cinture nere.
Si presterà attenzione, prima di cominciare lo zarei o il ritsurei a che l’abbigliamento sia
apposto: i pantaloni ben sostenuti, la giacca ben chiusa, la cintura annodata al
centro dell’addome con le estremità di eguale
lunghezza.
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