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  " Il Taoismo  "  

 

















 

Il TAOISMO

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Il Tao
Nel suo significato più vasto, la "via" per eccellenza, è reso simbolicamente da un cerchio diviso in due metà dalla vaga forma di pera, che rappresentano lo Yang e lo Yin. Il primo è l’elemento maschile, la luce, il sole, il cielo; il secondo è l’elemento femminile, il buio, la terra. Dalla loro unione dipende la vita dell’intero universo. Questo simbolo è diventato anche un motivo ornamentale che si può trovare sulle porte delle case e persino su utensili da cucina.

"Il Tao produce gli esseri, decine di migliaia di esseri, li nutre con la sua potenza, li plasma con la sua stessa essenza e con la sua azione li porta a compimento. Per questo motivo, tra le decine di migliaia di esseri, non ve n’è uno che non riconosca il Tao e che non stimi la sua potenza. Il riconoscimento del Tao e l’apprezzamento del suo potere non avviene in forza di comando, di una prescrizione, ma scaturisce da sempre dal Sé. Infatti il Tao è la forza creatrice, la potenza che fa sussistere, che nutre e che fa crescere, che si prende cura e protegge tutti gli esseri. Esso ha prodotto tutti gli esseri, però non li possiede, li ha creati, ma non li domina, li fa crescere, ma non li sovrasta. Il Tao è la più intima e la più originaria forza del mondo".

Il taoismo

Sistema filosofico e mistico cinese, esposto, secondo la tradizione, da Lao-Tze nel Tao-Te Ching tra il V e il IV sec. a.C., continuando poi ed elaborato (IV e III sec. a.C.) da Chang Chao. Il taoismo come dottrina filosofica è un sistema eminentemente naturalistico fondato sulla dottrina del tao, essere universale, indeterminato e ineffabile da cui tutto deriva e al quale poi tutto ritorna per un processo produttivo continuo, e che costituisce la norma etico - cosmica cui l'uomo deve adeguarsi. I principi etici costituiscono la parte più importante del sistema; essi sono basati sul principio del vivere nascosto, del non - volere e della non - azione. Il taoismo come religione ebbe la sua massima fioritura nel III sec. a.C. sotto la dinastia Han. Si propone come scopo principale quello di condurre i fedeli all'immortalità, considerata come uno stato di incorruttibilità che il corpo terreno può raggiungere in questa vita mediante pratiche varie. Sotto l'influenza del Buddhismo, intorno al II sec. il taoismo si organizzò come Chiesa, con un pantheon di divinità e un clero monastico - conventuale accanto a un clero indipendente. La Chiesa taoista è stata sciolta con la Rivoluzione cinese.

In principio era il tao

Le grandi religioni della Cina rappresentano l'identità di un popolo e la vita laica è integrata alla religione. Queste religioni respirano con il ritmo della natura, dove gli "antenati" (oggetti di particolare culto) uniscono il mondo dell'"Aldiquà" (VITA) a quello dell' "Aldilà" (MORTE).

La concezione di fondo delle religioni cinesi deriva da un modo profondo per ogni cinese di percepire, vedere, pensare e vivere il mondo, e con "UNIVERSO CINESE" gli studiosi delle religioni indicano proprio questo e cioè che il taoismo non lascia fuori di sé nulla dell'universo, perché comprende l'intero.

Per un cinese ad ogni nascita o morte presiede un principio: nulla accade nel singolo senza avere un a corrispondenza nella società e nulla accade nel cielo se non corrisponde qualcosa sulla terra. Da qui nasce il concetto del profondo legame per ogni cosa.

La profonda intuizione dal taoismo tradizionale cioè l'intimità del tao nasce dal perfetto equilibrio tra Yang e Yin. Esse compenetrano ogni essere appoggiandosi l'un l'altro, raggiungendo l'armonia. Se le due forze sono rispettate in ogni cosa, essa allora è buona e in sintonia con il tutto. Lo Yang e lo Yin, infatti, sono semplicemente forze distinte indispensabili al tutto. Da ciò nasce l'interprete mistico, cioè LAO-TSE, che abbraccia l'assoluto e lo comprende con i riti segreti, e l'interprete morale, CONFUCIO, il grande riformatore attento alle regole di vita in società.

Ecumenismo e Taoismo

Il Vaticano II, nel documento Nostra Aetate, parla di queste religioni come di un modo di rispondere alle domande sui significati ultimi da parte degli uomini.

 

Il cervello femminile: l'oriente e l'immortalità

Cercando nel vasto mondo della rete abbiamo trovato questo articolo, che riportiamo pressoché integralmente, che ci aiuta a comprendere meglio il mistero dell'oriente e della sua mentalità.

Nella seconda metà di questo secolo abbiamo assistito ad un crescente interesse per il pensiero orientale, nato dall'esigenza, sempre più sentita, di un ritorno alla natura da parte della donna.


L'articolo spiega l'analogia tra la vita del feto e la storia dell'umanità ed afferma:
"Esiste una curiosa analogia tra la vita di un feto e la storia dell’umanità. Nelle prime cinque settimane di vita tutti i feti sono femminili, poi in base ai cromosomi gli ormoni sessuali maschili agiscono sulla forma del corpo e sulla struttura del cervello. Soprattutto su quel ponte tra i due emisferi chiamato corpo calloso. Nel maschio questo ponte comincia ad assottigliarsi al terzo mese di vita, quello femminile rimane più sviluppato e permette una maggiore integrazione tra le funzioni dei due emisferi.

Dalla neuropsicologia clinica si estrapola che l’emisfero cerebrale sinistro è il più razionale. Ama la logica, i concetti, le linee rette. Quello destro invece è più analogico che logico, preferisce l’intuizione, le immagini, le circonferenze. Le caratteristiche dell’emisfero sinistro sono più maschili, occidentali, e quelle dell’emisfero destro più femminili, orientali.

Naturalmente ogni essere umano necessita di tutte e due gli emisferi ma per vivere è stato dimostrato che la donna usa il cervello in modo più flessibile e integrale. La divisione tra le funzioni dei due emisferi è però molto sfumata. Possiamo tuttavia affermare che le cose in pratica stanno proprio così.

L'intelligenza dell'uomo, come il pensiero occidentale, tende a separare; quello della donna, come il pensiero orientale, tende invece ad unire.

La donna con i suoi cicli, la sua fecondità, era l'incarnazione dei ritmi della natura e della fecondità della terra; così pure la Grande Dea era l'incarnazione della forza generatrice dell'universo e quindi anche del grande mistero della morte che genera ogni volta una nuova vita.

Si può notare come il nero fosse in relazione con il colore dell'oscuro utero della donna da cui scaturiva la vita. Il colore della morte era invece il bianco e ciò permette di capire come le tre fasi lunari fossero il simbolo della vita, della morte e della trasformazione. Vita, morte e trasformazione sono i tre aspetti di un’unica divinità, la Grande Dea che dà e prende la vita. Al contrario della nostra cultura, il bianco ed i colori molto chiari sono simbolo di vita. Già da ciò emerge il differente atteggiamento nei confronti della morte tra occidente ed oriente.

Per il pensiero orientale, morire significa ritornare ad un tutto; per quello occidentale, la morte significa la negazione di tutto. Sembra che la separazione tra il maschile e il femminile abbia segnato l’inizio della storia e quindi della civiltà.

Il passaggio dal matriarcato al patriarcato segna una svolta, importante nella storia: la nascita e l'organizzazione del potere maschile. Dall'accettazione per tutto ciò che è naturale, si passa ad una concezione in cui l'uomo tende a porsi sopra la legge della Natura.

Il culto dell'Io e del potere è un fatto maschile. Ogni cosa in Natura segue un andamento ciclico, e questo la donna lo sa bene. Ma l'uomo occidentale rifiuta questo andamento naturale delle e privilegia le linee rette. Ed ecco la smania delle novità, del cambiamento che rappresenta la principale caratteristica della civiltà occidentale.

I riflessi di questo modo di pensare si colgono nella religione occidentale per eccellenza, il Cristianesimo che non si limita solo a promettere la vita eterna, ma offre addirittura la resurrezione della carne. Il Cristianesimo dunque mette fine alla concezione ciclica della Natura. L'uomo abbandona la Dea Madre e la sostituisce con Dio Padre, da cui ritiene di essere stato creato ad immagine e somiglianza. Non solo il Cristianesimo mette fine alla complementarità degli opposti. Dio è solo Bene, il male non è di sua competenza.

Anche nelle civiltà orientali il potere maschile ha avuto il sopravvento sul femminile, tuttavia in Oriente l'antica concezione sacrale della Natura si è mantenuta.

L'Io, presente nel pensiero occidentale, è secondo le Upanishad (un insieme di scritti filosofici indiani che dall' 800 a.C. arrivano fino al diciannovesimo secolo della nostra era) il principale impedimento alla coscienza del nostro vero essere. Per spiegare questo concetto, le Upanishad ricorrono alla metafora del mare e delle onde. Il nostro io è simile ad un onda che pensi di essere nient'altro che un onda. Tutti i suoi problemi nascono dal fatto che non sa di essere mare. Non sa che, qualunque sia la sua sorte, niente in realtà può minimamente toccarla. Ciò che l'onda può e deva fare per sfuggire all'ignoranza è semplicemente prendere coscienza di essere mare.

Renderci conto della nostra ignoranza che ci costringe a vedere come definitivo e reale ciò che invece è solo transitorio e illusorio: questa è la via della liberazione. Ogni individuo ha in sé tutto ciò che forma l'universo, proprio come ogni onda ha in sé tutto ciò che forma il mare. E' una visione che oggi chiameremmo olistica: il tutto è in ogni cosa e ogni cosa è nel tutto. La fisica moderna conferma la verità di questo fondamentale concetto delle Upanishad.

Solo attraverso la consapevolezza del mare che è in noi, attraverso quindi il superamento del nostro sentirci solo onda, possiamo sottrarci alle continue rinascite a cui ogni essere è sottoposto e raggiungere uno stato di coscienza che nulla ha a che vedere con quello legato all’Io. L’immortalità non può essere che impersonale. Raramente gli indù sono caduti nella consolatoria credenza dell’immortalità di un’anima personale. Ed è interessante notare che per la religione indù la reincarnazione sia una sorta di maledizione. Per noi occidentali, invece, che ragioniamo in termini individualistici, perfino nella religione, la reincarnazione rappresenta di solito la speranza consolatoria che il nostro Io possa, in qualche modo, sopravvivere in altri corpi. Anche il Taoismo, la più antica ed affascinante corrente di pensiero della civiltà cinese, è caratterizzato da questa visione

In Cina sono esistite due grandi correnti di pensiero. La prima, che potremmo definire yang, faceva capo a Confucio e rivolgeva la sua attenzione a tutto ciò che è esterno all’uomo. In particolar modo l’ordinamento sociale, la politica, l’arte della convivenza, la cultura, l’educazione. La seconda, il taoismo, che potremmo definire yin, rivolgeva la sua attenzione a tutto ciò che è interno all’uomo. Più che l’unità sociale, cercava di stabilire l’unità del corpo con la mente e di ogni singolo individuo con la Natura. Non credeva alla cultura, la riteneva uno sforzo artificiale non soltanto inutile ma addirittura dannoso per l’uomo e la società. Per i taoisti nessuna scuola umana poteva eguagliare quella della Natura.

La visione della realtà del Taoismo non è altro che la trasposizione sull’uomo della leggi della Natura. In ogni cosa ci sono sempre due aspetti yin e yang che sono opposti, ma al tempo stesso complementari, e si trasformano incessantemente l’uno nell’altro, come aspetti diversi della stessa realtà. Yin e yang non sono concetti, ma semplicemente, due aggettivi qualificativi, due coordinate per classificare la realtà. Così, ad esempio è yin tutto ciò che sta all’interno, in profondità, che è oscuro, umido, materia, femminile, mentre è yang tutto ciò che sta all’esterno, in superficie, è chiaro, secco, energia, maschile. Il Taoismo insegna quindi ad accettarsi, ma anche ad accettare, il piacere, il dolore, la vita e la morte, la continua trasformazione delle cose, lo stato di non permanenza e di mutabilità del mondo materiale. Non c’è acquisizione definitiva. Ogni momento è passaggio. L’apice contiene il germe del declino, la sconfitta prepara vittoria futura. Questa consapevolezza permette di evitare di identificarsi con l’estrema felicità o con la profonda infelicità. E di conquistare il distacco, l’abbandono sciolto alla vita."

Certamente questa visione non corrisponde al pensiero occidentale, ma pensiamo sia interessante leggerla e saperne vedere i limiti e le cose buone.

 


 



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